Anche il Canton Ticino vuole la sua criptovaluta

Il Canton Ticino è in pressing sul Consiglio di Stato per creare il TicinoCoin, la prima moneta digitale con un rapporto uno a uno sul franco svizzero. In pratica una “stable coin” a zero rischi, niente a che vedere con il Bitcoin, soggetto alle forti fluttuazioni delle sue quotazioni.

D’altronde in Svizzera il mondo delle monete alternative è molto vivace. Tra Zugo e Zurigo  è nato l’Ethereum, la seconda criptovaluta più conosciuta dopo il Bitcoin, e nel Cantone di Vaud, quello di Losanna, è diffuso il Leman, una moneta complementare che ha iniziato a utilizzare la tecnologia Blockchain.

Dopo Zurigo, una seconda criptovalley svizzera

Nel 2014 erano già stati ideati e testati i primi Tic, i “bit” svizzeri, raccogliendo negli anni le adesioni della politica e della società locale. Ora un gruppo di stakeholders locali ha chiesto il sostegno del Consiglio di Stato per realizzare una moneta locale complementare basata sulla tecnologia Blockchain. “I segnali di apertura ci sono tutti, siamo ottimisti sul fatto che il Consiglio possa dare il suo patrocinio al progetto”, spiega all’Adnkronos Paolo Pamini, parlamentare del Cantone.

L’idea è quella di fare del Canton Ticino una seconda criptovalley svizzera, per rilanciare l’economia della regione e creare nuovi posti di lavoro. La scommessa è creare una moneta complementare al franco, e al contempo favorire la crescita di un ecosistema digitale.

La BancaStato del Cantone potrebbe emettere la nuova moneta

“Un mese fa – racconta Pamini – io e altri deputati di tutti i partiti abbiamo chiesto al Governo di accettare i pagamenti in Bitcoin per alcune tasse e altri servizi pubblici e la risposta è stata positiva”. Tra l’altro, il Cantone, come gli altri 26 svizzeri, è uno Stato a tutti gli effetti, e ha una banca di sua proprietà, la BancaStato del Cantone. Nell’ipotesi più avanzata “l’istituto cantonale bancario potrebbe non solo fungere da banca depositaria, ma diventare l’emittente stesso di TicinoCoin e sbrigare le pratiche di accettazione dei clienti nell’emissione di nuovi Token”.

“A livello globale c’è molta richiesta per questo genere di stable coin”

Sarebbe la prima volta che uno Stato sovrano, attraverso il suo istituto centrale, emetta una criptovaluta con un controvalore fisso e garantito in una delle principali valute nazionali, il franco svizzero. E poiché il TicinoCoin sarebbe negoziato sugli exchanger internazionali di criptovaluta, il Cantone offrirebbe la possibilità di disporre di una criptovaluta equivalente al franco svizzero.

“A livello globale c’è molta richiesta per questo genere di stable coin, che migliorano la liquidità dei mercati di criptovalute – continua Pamini -. Per questo motivo, è lecito pensare che BancaStato raccoglierebbe sottoscrizioni nell’ordine di svariate decine di milioni di franchi svizzeri”.

Non è escluso che un boom del fintech e delle tecnologie Blockchain nell’area possa avere riflessi anche nel Nord Italia, dove è già alta la concentrazione di imprese innovative rispetto al resto del Paese.