Debutta ChatGPT Enterprise per le aziende

OpenAI ha introdotto la versione aziendale di ChatGPT, denominata ChatGPT Enterprise, in risposta alle crescenti preoccupazioni delle aziende in merito alla privacy e alla sicurezza nell’utilizzo dell’IA generativa. Questa nuova soluzione offre maggiore sicurezza, accesso rapido a GPT-4, analisi dei dati potenziata e la capacità di porre domande più complesse. OpenAI ha così accolto il timore delle aziende che i loro dati potessero essere utilizzati per addestrare modelli di IA e che l’uso di ChatGPT potesse esporre involontariamente informazioni sensibili dei clienti agli algoritmi di intelligenza artificiale.

Il tema della privacy

Per affrontare queste preoccupazioni, ChatGPT Enterprise assicura agli utenti il pieno controllo e la proprietà dei loro dati. OpenAI ha chiarito che i dati aziendali non saranno utilizzati per l’addestramento di GPT, affrontando così il tema della privacy in modo diretto. Inoltre, riferisce Adnkronos, l’azienda offre funzionalità di personalizzazione e strumenti analitici avanzati per adattare ChatGPT alle esigenze specifiche delle imprese.

Cosa cambia rispetto alla versione “tradizionale”?

ChatGPT Enterprise si differenzia dalle versioni precedenti, offrendo un prodotto focalizzato sul settore aziendale. Questa nuova soluzione non solo preserva la privacy dei dati, ma introduce anche opzioni di prezzo flessibili per piccole squadre, rendendo l’accesso più conveniente. OpenAI ha l’obiettivo di coinvolgere un ampio numero di aziende nel prossimo futuro attraverso un processo di integrazione agevolato. Le aziende che già utilizzano ChatGPT possono decidere se rimanere con le opzioni esistenti o passare a ChatGPT Enterprise per sfruttare le nuove funzionalità. Mentre molte organizzazioni hanno adottato strumenti basati su IA generativa come GPT-4, alcune hanno preferito connettersi tramite API o servizi cloud, o addirittura sviluppare i propri modelli di linguaggio. Queste opzioni, tuttavia, non sempre si sono rivelate pratiche o convenienti, specialmente per le realtà più piccole e regolamentate. Qui entra in gioco ChatGPT Enterprise, offrendo una soluzione sicura e su misura per le esigenze aziendali.

Un mercato in movimento

Con l’introduzione di ChatGPT Enterprise, è probabile che si intensifichi la competizione in questo settore. OpenAI ha dimostrato un impegno continuo nell’adeguare i propri prodotti alle esigenze degli utenti, come dimostrato anche dall’apertura di GPT-3.5 all’addestramento personalizzato. Questo sviluppo consente agli utenti di adattare il modello alle loro specifiche esigenze, confermando l’attenzione di OpenAI per l’evoluzione delle richieste degli utenti e del mercato.

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Investire nell’economia circolare è un vantaggio economico e competitivo

La circolarità è percepita sempre più come un elemento essenziale dal tessuto industriale italiano, e l’incremento degli investimenti in questo ambito dimostra come le imprese inizino a credere nell’utilità dell’economia circolare. Lo conferma l’Osservatorio CleanTech, ‘Sostenibilità Ambientale, Economia Circolare ed Efficienza Energetica nelle Pmi e nelle Grandi Imprese’, condotto da Eumetra per conto di Innovatec e Circularity.
Per quasi 2 aziende su 3 gli investimenti nell’economia circolare generano un maggiore ritorno economico. Non solo: per il 50% delle aziende migliora anche la reputazione e per il 33% si ottiene un vantaggio competitivo rispetto ai competitor. Insomma, nel 2023 il 62% delle imprese italiane conosce bene il concetto di economia circolare, e ha acquisito consapevolezza sui vantaggi concreti degli investimenti in progetti di sostenibilità, anche dal punto di vista industriale.

Un dato ancora basso, ma raddoppiato

Ma se in un anno raddoppiano le imprese italiane che hanno investito nell’economia circolare, il dato resta ancora basso: 16% nel 2023 contro il 9% del 2022. Il dato è significativamente più alto nelle grandi imprese (40%), e gli investimenti riguardano soprattutto l’approvvigionamento di materiali riciclati (64%) e il riciclo di scarti di produzione (61%). Solo il 14% degli investimenti è destinato a progetti di simbiosi industriale. In ogni caso, nei prossimi anni il 44% delle aziende ha intenzione di investire ancora di più in progetti di sostenibilità, e il 37% in progetti di economia circolare.

Cosa ostacola l’impegno verso la sostenibilità?

L’Osservatorio si focalizza anche sulle barriere che bloccano gli investimenti. Per quasi la metà delle imprese intervistate (47%) è la mancanza di competenze in azienda a ostacolare l’impegno verso la sostenibilità. Un dato che risulta in crescita rispetto al 36% rilevato lo scorso anno.
Inoltre, per il 41% delle imprese la normativa è ancora troppo complicata (nel 2022 lo dichiarava il 16% delle imprese), a maggior ragione sui temi della circolarità. La tecnologia non sembra invece essere un problema: ne lamenta la mancanza solo il 12% del campione.

Il ruolo fondamentale delle piattaforme digitali

Ai fini della promozione dell’economia circolare lo sviluppo di piattaforme digitali assume un ruolo fondamentale, consentendo ai diversi attori coinvolti di collaborare per estendere il ciclo di vita dei prodotti. L’innovazione digitale rappresenta uno dei principali punti di forza della nuova versione della Circularity Platform, la piattaforma tecnologica lanciata nel 2018 che attiva e facilita la collaborazione tra aziende in ottica di simbiosi industriale. Questo, grazie all’applicazione di modelli di calcolo avanzati di elaborazione di dati, che classificano gli operatori in base a parametri ambientali e sistemi di geo-localizzazione per consentire la tracciabilità dell’intera filiera dei rifiuti, dei sottoprodotti e dei materiali end of waste.

Come trasformare il tuo giardino in una SPA privata

Il giardino è uno spazio prezioso che non tutti hanno a disposizione, e per questo merita di essere valorizzato come l’interno di casa.

Con un po’ di creatività e qualche soluzione innovativa infatti, è possibile creare un giardino in grado di regalarti ore di benessere e relax, una vera e propria SPA privata da non dover condividere con nessuno.

Per aiutarti nel raggiungere tale obiettivo, di seguito ti proporremo diverse idee e consigli utili su come trasformare il tuo giardino in una SPA privata, chiaramente sulla base delle tue preferenze personali.

Dalle idee di design e arredamento alle piante “rilassanti”, fino alle piscine Jacuzzi da esterno, ti offriremo tanti spunti utili per aiutarti a creare a tutti gli effetti una SPA privata nel giardino di casa tua o nello spazio esterno di cui disponi.

Le idee per trasformare il tuo giardino in una SPA privata

Design: il primo passo è quello di progettare il tuo giardino in modo da creare un’atmosfera rilassante dal contesto armonioso. Scegli colori tenui e materiali naturali, e aggiungi elementi che aiutino a rilassarsi come una fontana, un’area per distendersi o una sedia a dondolo.

Ecco in dettaglio alcuni consigli di design per progettare il tuo giardino in modo da creare un’atmosfera rilassante:

  • Usa colori tenui, come il bianco, il beige e il verde.
  • Scegli materiali naturali come la pietra, la roccia o l’argilla.
  • Aggiungi elementi che ti aiutino a rilassarti
  • Crea un’area ombreggiata, dove poterti rilassare al fresco nelle giornate più calde.
  • Aggiungi piante profumate come la lavanda, la menta o la citronella.

Arredamento: l’arredamento da esterno è importante per creare un’atmosfera accogliente e confortevole. Scegli arredi comodi e di design, e aggiungi dettagli che ti piacciono come una o più coperte, un cuscino o qualche pianta ornamentale.

Ecco in dettaglio alcune idee per creare l’arredamento perfetto in giardino:

  • Scegli mobili comodi e di design come panche e divanetti da esterno.
  • Aggiungi dettagli che ti piacciono e che favoriscano il contatto con la natura.
  • Crea un’area relax, dove poterti rilassare e leggere un libro.
  • Aggiungi un tavolo da pranzo, dove poterti riunire con gli amici e la famiglia.
  • Aggiungi un barbecue, dove poter cucinare all’aperto.

Piante rilassanti: le piante possono contribuire notevolmente a creare un’atmosfera rilassante e “zen” nel tuo giardino. Scegli piante che hanno fiori o foglie profumate come la lavanda, la menta o la citronella.

Ecco in dettaglio una lista di piante che hanno fiori o foglie profumate e che possono contribuire a creare un’atmosfera rilassante in qualsiasi spazio esterno:

  • Lavanda
  • Menta
  • Citronella
  • Rosmarino
  • Salvia
  • Geranio
  • Verbena
  • Camomilla
  • Tiglio

Piscine Jacuzzi da esterno: una piscina Jacuzzi da esterno è un ottimo modo per godere di momenti di puro relax nel giardino o in qualsaisi tipo di spazio esterno. Le piscine Jacuzzi sono disponibili in una buona varietà di dimensioni e modelli, quindi puoi trovare quella perfetta per le tue necessità e desideri.

Ecco alcuni dei vantaggi dell’avere una piscina Jacuzzi da esterno:

  • Riduce lo stress e l’ansia.
  • Migliora la circolazione sanguigna.
  • Allevia i dolori muscolari.
  • Favorisce il sonno.
  • Aumenta l’energia.
  • Migliora l’umore.
  • È un ottimo modo per socializzare con gli amici e la famiglia.

Conclusione

Se hai la fortuna di disporre di un giardino o spazio esterno, anche piccolo, questo merita di essere valorizzato adeguatamente sia perché contribusice ad aumentare il valore dell’immobile che in quanto può diventare un’area di casa in cui trascorrere del tempo di qualità.

Avendo compreso questa necessità, ti sarà sufficiente prendere spunto da questi suggerimenti e potrai trasformare il tuo giardino in una SPA privata dove rilassarti e rigenerarti. Goditi il tuo nuovo spazio di benessere!

Mondo attuale e diseguaglianze: cosa serve per una società più equa?

Le disuguaglianze sono una realtà sempre più evidente nelle società contemporanee, rappresentando una disparità significativa nelle opportunità, risorse e diritti tra individui e gruppi. Questo problema riveste una grande importanza sociale ed economica, e richiede una particolare attenzione. Per comprendere meglio l’ampliarsi delle disuguaglianze, i suoi effetti e le ripercussioni sulla coesione sociale e il disagio, Ipsos ha avviato il ciclo di studi chiamato Ipsos Equalities Index. Si tratta di un’indagine a livello internazionale che esplora la percezione delle persone sulle disuguaglianze e le discriminazioni subite da diversi gruppi, valutando i progressi compiuti e individuando le strategie per rendere la società più equa.

Le disuguaglianze sociali sono le più condivise

L’obiettivo principale di questa iniziativa è monitorare continuamente le dinamiche nel corso del tempo. Vediamo i principali risultati emersi. L’Indice Ipsos sulle Disuguaglianze si concentra principalmente sulle disuguaglianze sociali, ovvero quelle legate alle differenze di posizione sociale e al trattamento ricevuto in base a caratteristiche personali o di gruppo, come genere, etnia, religione, orientamento sessuale, identità di genere e abilità. Nei 33 Paesi presi in esame, in media il 52% delle persone considera le disuguaglianze un problema importante da affrontare (stessa percentuale registrata anche in Italia).

Disabili e donne le categorie che subiscono più discriminazioni

Tra i gruppi ritenuti più discriminati, le persone con disabilità fisica sono considerate quelle che subiscono la maggior discriminazione. Seguono le donne, le persone con disturbi mentali e quelle appartenenti alla comunità LGBT+. In Italia, le donne e le persone appartenenti alla comunità LGBT+ sono indicate come le più discriminate, seguite da coloro con disabilità fisica e gli immigrati.

I Gen Z i più sensibili alle disuguaglianze

L’Ipsos Equalities Index ha rivelato che la Generazione Z (nata tra il 1996 e il 2012) è la generazione più sensibile alle disuguaglianze rispetto alle precedenti. Ogni generazione successiva ha maggiori probabilità di considerare le disuguaglianze un problema importante nel proprio Paese rispetto a quella precedente. Gli “Baby Boomer” (nati tra il 1945 e il 1965) sono l’unica generazione in cui la maggioranza assoluta non ritiene le disuguaglianze un problema molto serio da affrontare. Le persone più giovani stanno gradualmente abbandonando l’idea del “se vuoi puoi” e diventano sempre più scettiche riguardo all’idea di vivere in una società meritocratica. Credono che i fattori strutturali siano più determinanti per il successo nella vita, rispetto al proprio controllo diretto. La Generazione Z è anche incline a pensare che una società veramente giusta sia basata sul principio di equità, riconoscendo che non tutti partono dallo stesso punto e che occorre apportare modifiche agli squilibri.

I giovani (e i benestanti) i più “evoluti”

Tuttavia, ci sono alcune eccezioni degne di nota riguardanti l’ageismo e il genere. I più giovani sono meno propensi a considerare gli anziani un gruppo discriminato, anzi, la Generazione Z ritiene che i giovani siano trattati peggio degli anziani. Inoltre, i più giovani sono meno propensi a credere che le donne siano ancora discriminate, indicando una crescente sensazione che gli uomini siano trattati ingiustamente. Un risultato sorprendente è che le persone più ricche e istruite sono quelle più sensibili alle disuguaglianze. Non solo riconoscono il problema, ma sostengono che si debba fare di più per combattere le disuguaglianze. Le persone più abbienti sono anche più propense a ritenere giusto garantire un accesso equo alle risorse e alle opportunità per tutti.

Nuovo codice della strada, cosa cambia nel 2023?

È stato approvato dal Consiglio dei ministri il disegno di legge sulla sicurezza stradale e la delega per la riforma del Codice della Strada. Oltre a prevedere nuove norme per monopattini, Ztl, autovelox e segnaletica, il disegno di legge introduce regole e sanzioni più severe per chi guida mentre usa il cellulare o sotto l’effetto di droghe, con revoca immediata della patente.
Sarà quindi punibile, a prescindere dallo stato di alterazione psico-fisica, guidare avendo assunto droghe: la positività al test rapido salivare farà scattare immediatamente il ritiro della patente, e successivamente anche il divieto di conseguire il titolo di guida per tre anni. Inoltre, i neopatentati non potranno mettersi alla guida di veicoli di grossa cilindrata prima dei tre anni dal momento del conseguimento della patente.

Arriva l’alcolock 

Il rafforzamento delle misure di contrasto alla guida sotto l’effetto di alcol e droghe prevede l’introduzione del divieto assoluto di assumere alcolici per i conducenti già condannati per reati specifici, nonché l’obbligo, per gli stessi, di installare il cosiddetto ‘alcolock’, che impedisce l’avvio del motore se il tasso alcolemico del guidatore è superiore allo zero. Per il perfezionamento del reato sarà quindi sufficiente che un soggetto si metta alla guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, pur non essendo in stato di alterazione. Gli organi di polizia stradale potranno effettuare un prelievo di liquido salivare direttamente sul luogo del controllo stradale.

La “stretta” sui monopattini

Sono previste, poi, nuove norme sui monopattini, con l’obbligo di casco, targa e assicurazione. Quelli in sharing non potranno funzionare fuori delle aree consentite. Severe sanzioni anche per sosta selvaggia, guida in contromano e su strade extraurbane particolarmente trafficate e pericolose. Maggiori garanzie anche per i ciclisti, con la disciplina del sorpasso in sicurezza sia su strade urbane sia extraurbane, prevedendo, ove possibile, almeno 1,5 metri di distanza nell’effettuare la manovra.
Vengono poi introdotte nuove norme sulla disciplina delle zone a traffico limitato, che dovranno essere usate con il criterio del massimo buon senso.

Ztl e autovelox: più buon senso meno “anarchia”

Con successivo regolamento saranno uniformate le modalità di approvazione degli strumenti di rilevazione della velocità, gli autovelox Il Mit sta infatti lavorando a un’omologazione nazionale, per evitare l’anarchia dell’autovelox “fai da te”.
Saranno individuate localizzazioni che non verranno indicate come prioritarie per la scurezza e la salute pubblica, come quelle che “piazzano” l’autovelox dove improvvisamente la velocità scende da 90 chilometri a 50 chilometri.
Nel corso del Consiglio dei ministri, riporta Adnkronos, è stato inoltre esaminato e approvato il disegno di legge-delega per una riforma della disciplina sulla circolazione stradale, che riordina e razionalizza la materia anche nell’ottica dell’ammodernamento del testo normativo in vigore, risalente al 1992.

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L’80% degli italiani è soddisfatto del proprio lavoro

L’80% degli italiani si considera soddisfatto del proprio lavoro. Tuttavia, la retribuzione occupa solo il terzo posto tra i motivi di tale soddisfazione. Realizzazione personale, formazione e opportunità di crescita professionale sono infatti considerati i fattori determinanti. Mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata è un elemento che conquista il quarto posto di questa classifica, mentre  godere di un buon clima lavorativo è al quinto. Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca Ipsos commissionata da Amazon: ‘Il futuro del lavoro: viaggio attraverso la percezione del lavoro nell’Italia di oggi’.

L’identikit del lavoro ideale

Molte di queste caratteristiche ritornano anche nella descrizione del lavoro ideale. Sebbene la stabilità garantita da un reddito fisso e costante nel tempo rimanga un aspetto importante per oltre la metà degli italiani, un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata è il fattore determinante anche quando si pensa all’occupazione “perfetta”. La meritocrazia e un clima positivo sul posto di lavoro sono indicati da quattro italiani su dieci. In generale, i lavoratori italiani preferirebbero una formula che consenta di alternare il lavoro in presenza con il lavoro da remoto (52%), ritenendo che questa sia una scelta condivisa anche da molte aziende. Emerge con forza anche una maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori, che non sono più disposti ad accontentarsi. Il 56% cerca un’occupazione in linea con il proprio percorso di studi senza fare compromessi, o che sia compatibile con i propri interessi e passioni.

Dati in linea con quelli del Paese

Parallelamente all’indagine condotta da Ipsos sul campione nazionale, gli stessi quesiti sono stati rivolti anche ai dipendenti di Amazon in Italia. Dalla ricerca parallela sono emersi dati in linea con quelli del Paese: infatti, se il 90% dei dipendenti Amazon si dichiara soddisfatto, il 62% di loro si considera “estremamente o molto soddisfatto”, a differenza del 47% del campione generale.
“L’obiettivo per cui abbiamo commissionato questa ricerca ad Ipsos è stato guidato dalla nostra aspirazione a diventare il miglior datore di lavoro del mondo. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale ascoltare non solo i nostri dipendenti, ma anche il contesto locale in cui operiamo”, ha dichiarato Lorenzo Barbo, amministratore delegato di Amazon Italia Logistica. Anche per i dipendenti Amazon, i temi legati alla formazione e alla crescita professionale confermano i motivi principali di soddisfazione (68% rispetto al 47% del campione generale), mentre retribuzione e benefit si collocano al secondo posto (61% rispetto al 40% del campione generale). Un buon rapporto con i colleghi e un clima lavorativo positivo contano per oltre il 40%.

Il mondo del lavoro è migliorato negli anni? Pare di no

Solo il 19% degli intervistati ritiene che il mondo del lavoro sia migliorato negli ultimi anni, mentre per il 57% è peggiorato, soprattutto in termini di retribuzione, welfare e benefit (63%), ambiente di lavoro e valori aziendali (51%), flessibilità ed equilibrio tra lavoro e vita privata (48%). L’evoluzione del lavoro ha coinvolto anche le professioni stesse: un terzo degli intervistati ha dichiarato di svolgere un lavoro che dieci anni fa non esisteva o che non era presente all’interno della propria azienda. Questo dato aumenta significativamente nel caso specifico di Amazon, dove quasi la metà dei dipendenti (46%) ricopre una posizione completamente nuova.

 Per gli italiani Internet è un diritto di tutti

Per l’88,7% degli italiani la connettività è un diritto sociale, come la sanità o la previdenza, e per l’80,8% (84,5% giovani) l’accesso alla rete dovrebbe essere gratuito. I contrari sono il 19,2%.
Inoltre, la copertura dei costi dovrebbe avvenire per mezzo di un contributo dei grandi generatori di traffico, come Google e Meta (46,2%), e dovrebbe essere posta a carico della fiscalità generale (34,6%). A quanto emerge dal 3° Rapporto sul valore della connettività in Italia realizzato dal Censis in collaborazione con Wind Tre, a chiedere una partecipazione economica delle Over The Top per la copertura dei costi sono soprattutto i giovani (51,3%) e i laureati (49,8%).

In Italia il costo di accesso è più basso

Nel 2022, anno caratterizzato da alta inflazione, i prezzi generali al consumo sono aumentati dell’8,7% rispetto al 2021, mentre l’indice dei prezzi delle telecomunicazioni è diminuito del 3,3%.
Confrontando il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile nei Paesi del mondo nel 2022 l’Italia presenta il valore più basso, inferiore del 47,3% rispetto alla Francia, -80,0% rispetto alla Spagna, -95,5% rispetto alla Germania, -97,9% rispetto agli Stati Uniti. Tra il 2019 e il 2022 in Italia il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile si è ridotto del 93,0%, in Francia dell’81,3%, in Germania del 61,7%, negli Stati Uniti del 32,6%, mentre in Spagna è aumentato del 7,0%.

I rischi online

Il 94,7% degli italiani associa a internet alcuni rischi da cui difendersi. Il pericolo principale (46,2%), è la possibilità di cadere vittima di crimini informatici, seguito dal libero accesso al web dei minori (22,2%), l’azione degli haters (14,2%), l’insorgere di una dipendenza dai dispositivi digitali (12,1%).
Una conferma indiretta degli elevati rischi per i minori che navigano nel web proviene dai dati relativi all’azione delle Forze dell’ordine: nel 2022 sono stati 2.622 i siti web illegali oscurati perché contenenti immagini di violenze su bambini, e da gennaio-marzo 2023 sono state indagate per pedopornografia 299 persone.

L’Intelligenza Artificiale va regolata

Oggi il giudizio degli italiani sull’Intelligenza Artificiale resta molto cauto. Il 46,3% la considera un’opportunità, il 37,6% una minaccia, il 16,1% non sa che cosa pensare. I giudizi sull’impatto dell’AI sono più positivi tra giovani (55,3%) e laureati (59,2%). Del resto, l’81,6% degli italiani ritiene urgenti leggi chiare e regolamenti precisi per evitare che lo sviluppo delle tecnologie digitali metta nelle mani sbagliate strumenti molto potenti. Solo l’8,4% è contrario. Sul rischio apocalittico che l’AI si emancipi dagli umani e inizi a operare in autonomia, gli italiani si dividono tra chi la ritiene un’ipotesi plausibile (38,4%), chi impossibile (40,1%) e chi non ha un’opinione in merito (21,5%).

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Boom dei pagamenti digitali: carte di credito a 101 miliardi di euro

Strumenti come la fattura elettronica per tutti, l’obbligo del POS per i negozianti e la detraibilità fiscale consentita solo per le spese non in contanti, hanno favorito un boom per i pagamenti digitali.
In particolare, secondo le ultime statistiche della Banca d’Italia su moneta e pagamenti, nel 2022 le operazioni con le carte di credito aziendali e personali hanno superato la soglia dei 100 miliardi di controvalore, attestandosi a quota 101 miliardi di euro. Il numero di carte attive però è diminuito leggermente, collocandosi a 13,4 milioni di unità. Insomma, favoriti dalla normativa che incentiva la tracciabilità, lievitano i pagamenti con carte di credito e bancomat, e più in generale, quelli in formato digitale, tra cui figurano anche i bonifici.

Bancomat a 224 miliardi, bonifici 9.000 miliardi

Cresce inoltre anche l’utilizzo delle carte di debito, ad esempio il bancomat, con un controvalore dei pagamenti lievitato fino a 224 miliardi di euro, in aumento del 21% rispetto ai 184 miliardi del 2021 (+21%). Quanto al controvalore dei bonifici online, anch’esso è cresciuto parallelamente, attestandosi a poco più di 9.000 miliardi, in linea con il trend degli altri paesi europei.

Donazioni: il 42% ora le sceglie digitali

Anche per le donazioni cresce l’uso del digitale, e anche in questo caso è favorito dalla normativa fiscale, che consente la deducibilità solo per le donazioni tracciabili. A certificare l’accelerazione della digitalizzazione nelle donazioni un recente studio condotto da PayPal e Rete del Dono, commissionato a Bva Doxa, mostra come già nel 2021 era stato registrato un forte avvicinamento tra le modalità di pagamento nelle donazioni, il 37% in contante e il 35% tramite strumenti digitali, mentre il 2022 è stato l’anno del sorpasso, con un 38% che ha affermato di preferire il contante e un 42% che ha scelto il pagamento digitale.

Una diffusione favorita dalla normativa. E da Apple Pay

Di fatto, molti fattori che hanno favorito la diffusione del digitale nei pagamenti sono di carattere fiscale e normativo, e sono stati introdotti dal Governo Draghi per l’attuazione degli obiettivi del PNRR, in linea con la scelta di campo effettuata dalla UE per favorire la diffusione del digitale.
Fra questi rientrano la fattura elettronica per imprese e professionisti, che punta anche a colpire l’evasione fiscale e l’illegalità, ma anche il POS obbligatorio e la deducibilità solo delle spese ‘tracciate’. C’è poi da considerare la maggiore diffusione di piattaforme come Apple Pay, ormai supportate da tutti gli istituti di credito italiani, e che permettono di effettuare pagamenti tramite NFC da smartphone e smartwatch in modo semplice e sicuro.

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Viaggi economici: i consigli per viaggiare low cost

Viaggiare low cost è possibile? Basta pianificare il viaggio in modo preciso e oculato, evitando sprechi inutili di denaro e seguendo alcuni consigli. Come quello di utilizzare sconti e offerte online.
Esistono molti siti che si occupano di cercare quotidianamente i migliori codici sconto e le offerte da utilizzare per risparmiare su voli, hotel, noleggi auto, assicurazioni, trasporti, tour, musei, parcheggi.
Il secondo consiglio è di essere flessibili sulla meta: se ciò che interessa è visitare un nuovo paese è possibile approfittare di grandi offerte. Le compagne aeree, infatti, offrono ‘a rotazione’ voli economici per mete predestinate. E optando per una di queste si può fare un viaggio anche a metà prezzo.

Essere flessibili su date e orari

Se si sceglie senza obbligo di data e ora precisa, si riescono a trovare viaggi vantaggiosi con la possibilità di trovare anche mete straordinarie. Inoltre, conviene viaggiare leggeri. Non è solo più comodo, ma è anche decisamente più economico. Viaggiare solo con il bagaglio a meno, ad esempio, permette di non pagare la tariffa del trasporto del bagaglio a bordo. Attenzione però, perché ogni compagnia aerea ha le sue regole specifiche sui bagagli, quindi è bene fare attenzione alle dimensioni massime dei bagagli da portare a bordo. Altro consiglio, informarsi su cosa mette a disposizione l’hotel dove si alloggia, per evitare di portare eventuali oggetti voluminosi, e a volte inutili, come accappatoio o asciugamani.

Evitare i servizi accessori

Un altro motivo di spese futili sono i servizi accessori sugli aerei. Non solo per snack e bibite vendute a bordo, ma anche per imbarco prioritario, posti o servizi particolari.
Se si è alla ricerca di prezzi convenienti si possono poi valutare anche opportunità alternative negli spostamenti, come pullman organizzati o i treni, che spesso permettono di viaggiare rapidamente.
E sicuramente viaggiare in Italia è più economico che andare all’estero. Ovviamente, in questo caso, si risparmia soprattutto sul viaggio, ma ancora di più se a questo si abbina la scelta del tipo di struttura dove alloggiare.

Preferire il B&B all’hotel

A chi non piace andare in hotel di lusso? Ovviamente tutti amano le comodità, ma si trovano anche B&B che non hanno nulla da invidiare a un albergo stellato, e permettono di risparmiare non pochi soldi. Un consiglio per chi viaggia molto è poi quello di ‘accumulare miglia’, che può garantire sconti che non tutti conoscono. Se invece il desiderio è quello di viaggiare risparmiando a ogni costo, il consiglio migliore è sicuramente quello di viaggiare con le offerte last minute. Spesso prima di partire qualcun è costretto a disdire un volo. A quel punto si generano posti per mete casuali che si possono ‘acchiappare’ poco prima della partenza, e a prezzi davvero stracciati. Perché non approfittarne?

Grandi Dimissioni? C’è chi è pentito: è il fenomeno del Great Regret

Il fenomeno delle Grandi Dimissioni, che ha caratterizzato l’uscita dalla pandemia, sembra essere tutt’altro che concluso. Secondo i risultati della ricerca condotta dall’Osservatorio HR Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano, negli ultimi 12 mesi in Italia il 46% dei lavoratori ha cambiato lavoro o ha intenzione di farlo, una percentuale che raggiunge il 77% per gli under 27. E il 55% di chi dice di voler cambiare lavoro sta già facendo colloqui. Ma non tutti quelli che lo hanno fatto hanno trovato quel che cercavano. Il 41% si è infatti pentito della scelta fatta. Si tratta del fenomeno conosciuto negli Stati Uniti come Great Regret, che in Italia caratterizza maggiormente gli uomini e le persone con più di 50 anni di età. 

Ma ci sono anche i Quiet Quitter e i Job Creeper

Un altro trend emergente è quello dei cosiddetti Quiet Quitter. Il 12% dei lavoratori italiani, circa 2,3 milioni, oggi si limita a fare il minimo indispensabile e non è coinvolto emotivamente nelle attività lavorative. Questo, perché non si sente valorizzato nei propri talenti e ha deciso di ‘spegnersi’, utilizzando al minimo le proprie energie sul lavoro.
All’estremo opposto, c’è un 6% di lavoratori, circa 1,1 milioni, di cosidetti Job Creeper, ovvero coloro che non riescono a smettere di lavorare, anche nei momenti in cui ci si dovrebbe dedicare alla vita privata. Fenomeni diversi, ma che entrambi sono sintomo di un malessere diffuso.

Un mercato del lavoro travagliato

D’altronde, oggi solo il 7%, dei lavoratori, circa 1,3 milioni, dichiara di essere ‘felice’. E solo l’11% sta bene in tutte e tre le dimensioni del benessere lavorativo, psicologica, relazionale e fisica.
Ma l’aspetto più critico è quello psicologico. Il 42% dei lavoratori ha avuto almeno un’assenza nell’ultimo anno per malessere psicologico o relazionale.
Ma in questo mercato del lavoro così travagliato si aggiunge un’altra criticità. Il 59% delle organizzazioni prevede una crescita dell’organico nel 2023, ma il 94% ha difficoltà ad assumere nuovo personale. Una difficoltà che riguarda in primis le professionalità digitali, ma non solo. Mancano infatti anche profili tecnici, operai e manutentori.

La Direzione HR deve trasformarsi per supportare le persone e l’azienda

“In questo contesto di grande cambiamento la Direzione HR ha di fronte sfide importanti. Per riuscire a trasformare sé stessa ed essere di reale supporto alle persone e all’organizzazione, l’innovazione tecnologica può giocare un ruolo fondamentale – afferma Martina Mauri, Direttrice dell’Osservatorio HR Innovation Practice -. Tra le principali difficoltà per le organizzazioni, c’è quella di comprendere le competenze che saranno necessarie nei prossimi 3-5 anni per pianificare in maniera strategica le attività di riqualificazione, fondamentali per garantire l’impiegabilità futura delle persone e il successo del business. Ma solo il 15% ne ha chiara consapevolezza”.