Qual è il benefit aziendale più gettonato per Natale? 

Il 2023 è stato un anno chiave per il tema del welfare aziendale. Ora il 40% dei datori di lavoro crede che i benefici offerti possano influenzare positivamente la fedeltà e le produttività dei dipendenti. Uno studio condotto da Forbes Advisor ha evidenziato che molte persone sarebbero disposte a cambiare lavoro pur di godere di un migliore sistema di welfare.
Questa crescente attenzione ha trovato riscontro anche nei regali natalizi, divenuti strumenti essenziali per dimostrare apprezzamento nei confronti dei dipendenti.

Il regalo migliore? Tra vacanza e sostenibilità

Secondo una ricerca dell’Osservatorio Tantosvago, l’86% dei lavoratori apprezza particolarmente la possibilità di utilizzare i benefit aziendali per acquistare regali natalizi. In questa ottica, i viaggi si confermano il dono più gradito, diventando un modo tangibile per dimostrare il riconoscimento dei datori di lavoro nei confronti dei propri dipendenti.
La preferenza per regali sostenibili, come la piantumazione di alberi per compensare le emissioni di carbonio, evidenzia la crescente attenzione verso pratiche socialmente consapevoli.

Il welfare aziendale che fa la differenza

L’uso dei crediti welfare per regali legati al tempo libero ha registrato un significativo aumento, come dimostrano i dati dell’Osservatorio. In Italia, questa tendenza ha faticato ad affermarsi, ma negli ultimi anni ha conquistato sempre più terreno.
Il welfare aziendale consente ai dipendenti di regalarsi esperienze altrimenti inaccessibili, diventando un elemento distintivo per attrarre e trattenere i talenti.

Top 5 dei doni natalizi preferiti  

In base ai dati raccolti, al primo posto della classifica dei regali più desiderati si collocano i Viaggi, che totalizzano il 60% delle preferenze. I dipendenti manifestano così la loro predilezione per esperienze indimenticabili. Al secondo posto, ma a distanza, ci sono Gift card e buoni (18,5%).
Si tratta di opzioni flessibili che permettono ai lavoratori di scegliere i propri regali in base alle esigenze personali.Al terzo posto ecco il Gowelfare con negozi di prossimità (3,65%): un modo per sostenere la comunità locale, collegando il welfare aziendale ai negozi del territorio. Al quarto posto i Parchi (2,95%): la possibilità di trascorrere momenti di relax immersi nella natura è un regalo sempre apprezzato. In quinta posizione, ci sono le Agenzie di viaggio (1,41%): piace dare ai propri dipendenti la possibilità di esplorare nuovi luoghi.
In conclusione, il legame tra welfare aziendale e regali natalizi si conferma un elemento cruciale nella soddisfazione dei dipendenti, contribuendo a creare un ambiente lavorativo apprezzato e stimolante.

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I numeri verdi delle aziende aiutano fidelizzazione e vendite

Come fare per stabilire un rapporto di fiducia e di vicinanza con i propri clienti? Una delle risposte a questa domanda è rappresentata dal numero verde aziendale, uno strumento sempre più diffuso nel mondo del business che consente alle aziende di stabilire un contatto diretto e immediato con i propri clienti, offrendo loro un servizio personalizzato, professionale e di alta qualità. Conquistare e fidelizzare i propri clienti è un obiettivo cruciale per garantire il successo e la crescita di un’azienda. Ecco perché il numero verde è così importante nel rapporto con i clienti, contribuendo a migliorare la fidelizzazione e le vendite dell’azienda.

Che cos’è il numero verde?

Il numero verde aziendale è uno strumento che permette alle aziende di offrire ai propri clienti un modo semplice e gratuito per contattarle. Si tratta di un numero di telefono speciale, solitamente contrassegnato dal prefisso ‘800’ o ‘803’, a seconda delle caratteristiche del servizio, che i clienti possono chiamare senza pagare alcuna tariffa, indipendentemente dalla loro posizione geografica.
Attraverso il numero verde l’azienda può rispondere alle domande e ai bisogni dei propri clienti in modo diretto e immediato, costruendo così una relazione di fiducia reciproca. Inoltre, grazie al numero verde, l’azienda può offrire servizi di assistenza pre e post-vendita, come ad esempio la sostituzione di un prodotto difettoso, consolidando ulteriormente la relazione con il cliente.

Monitorare più efficientemente il servizio clienti

Se il servizio viene gestito in maniera costante e adeguata, l’utilizzo di un numero verde 800 si traduce in un importante aumento delle vendite: quando il cliente ha un’esperienza positiva è più probabile che acquisti nuovi prodotti o servizi dell’azienda. Ma l’acquisto di un numero verde comporta ulteriori vantaggi, tra cui maggiori accessibilità e disponibilità, e possibilità di personalizzazione del servizio.
L’attivazione di un numero verde consente inoltre di monitorare più efficientemente il servizio clienti. L’azienda può raccogliere informazioni sulle esigenze della clientela di riferimento, sui suoi bisogni e sulle sue aspettative, adeguando di conseguenza i servizi offerti.

Come scegliere un buon numero verde

Prima di acquistare un numero verde aziendale, occorre considerare alcuni fattori importanti per scegliere la migliore opzione disponibile. L’azienda ha la possibilità di affidarsi a un provider telefonico oppure a un provider di servizi cloud. Innanzitutto verificare la professionalità del provider online, cercando feedback e recensioni degli utenti. E assicurarsi che sia in grado di offrire una soluzione flessibile, in modo da adattarsi alle esigenze aziendali in continua evoluzione, verificando le tariffe. Ovvero, riferisce Adnkronos, accertandosi di non pagare più del dovuto per il servizio. È importante anche controllare quali funzionalità sono incluse nella soluzione offerta, come trasferimento o registrazione delle chiamate, o personalizzazione del messaggio di benvenuto.

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Advertising: Italia poco attenta alle Attention Metrics

Ogni giorno l’utente è esposto a 4.000 messaggi pubblicitari e passa 3 ore e 32 minuti online (dati: IAB UK). In risposta a questa situazione, nell’industria Media sta emergendo il fenomeno legato alle Attention Metrics, o Metriche dell’Attenzione. Tali metriche possono essere definite come il grado con cui gli utenti esposti alla pubblicità siano focalizzati su di essa, in termini di tempo e intensità della concentrazione. Ma il 73% degli investitori pubblicitari italiani conosce poco le Attention Metrics, e il 10% non ne ha mai sentito parlare. Si tratta di alcune evidenze emerse dall’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano.

Ottimizzare gli investimenti in fase di pianificazione Media

L’interesse e il potenziale percepiti verso le Attention Metrics fanno riferimento principalmente all’attività di ottimizzazione degli investimenti in fase di pianificazione Media. Le metriche di attenzione permetterebbero infatti di riconoscere al meglio il valore delle impression che si acquistano. Ma anche le modalità di rilevazione di queste metriche sono poco note: solo il 10% degli investitori le conosce in modo approfondito, il 69% ne ha una conoscenza limitata e il 21% non conosce alcuna metodologia. Elemento determinante per la diffusione di queste metriche sarà la capacità di misurare la correlazione tra maggiore attenzione pubblicitaria e risultati di business.

Le soluzioni per l’addressability AI-based

L’Internet advertising continua ad acquisire rilevanza nel panorama pubblicitario italiano, raccogliendo una quota significativa degli investimenti, anche grazie all’addressability, basata sull’ampio utilizzo dei cookie. Ma le nuove linee guida del Garante della Privacy, e l’autoregolamentazione attuate dalle grandi società tecnologiche, hanno limitato l’utilizzo dei cookie perché impatta sulla privacy dell’utente. Nell’ultimo anno, infatti, gli editori hanno osservato una perdita rilevante delle informazioni in proprio possesso.
L’addressability pubblicitaria può avvenire però anche in funzione della pertinenza dell’ambiente in cui l’annuncio è inserito (contextual advertising). Inoltre, il machine learning consente agli inserzionisti di allontanarsi da keyword e whitelist per affidarsi a sistemi basati sull’AI, le cosiddette soluzioni per l’addressability AI-based.

L’impatto del contesto “privacy by default”

La measurability è la seconda area che subisce un forte impatto dal contesto ‘privacy by default’Già da tempo la degradazione dei ‘segnali’ che vengono utilizzati per la valutazione delle attività di advertising è oggetto di attenzione e dibattito, anche in Italia. Le conseguenze sono però differenziate a seconda degli strumenti di misurazione utilizzati.
Gli strumenti più diffusi in Italia sono i Digital Campaign delivery measurement, adottati dal 67% degli advertiser, seguiti dai tool di Offline Campaign delivery measurement (28%) e Brand tracking/Pre-post test (27%). Più limitato, l’utilizzo di strumenti avanzati, come i Marketing Mix Model (21%) o i modelli di attribuzione (7%). Nel prossimo futuro, tuttavia, si prevede un ricorso più forte agli strumenti di misurazione basati su approcci di Incrementality e Modelling, impattati in modo meno severo dall’evoluzione del contesto.

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Il futuro delle imprese lombarde è digital e green

Digitalizzazione, sostenibilità, formazione e infrastrutture sono le parole chiave e le vie da percorrere per poter immaginare il futuro delle imprese lombarde, senza temere i cambiamenti. Il futuro delle imprese e della fabbriche in Italia, in particolare, del settore manifatturiero, è il tema di cui hanno discusso il vicepresidente di Assolombarda Antonio Calabrò, il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta, e Alberto Dossi, vicepresidente Assolombarda con delega alle Politiche Industriali, in occasione del forum Ansa Incontra organizzato presso la sede di Assolombarda a Milano.

Le imprese vivono nel cambiamento, sarebbe un errore gravissimo essere tecnofobi  

“Le imprese vivono nel cambiamento, esistono perché governano il cambiamento e producono cose legate al cambiamento. Un errore gravissimo sarebbe essere tecnofobi e aver paura delle tecnologie”, ha commentato Antonio Calabrò. Secondo Alberto Dossi, curatore del volume Il futuro della fabbrica, dedicato ai temi strategici per la crescita del Paese, “stiamo attraversando un momento difficilissimo”. La quarta rivoluzione industriale porta infatti cambiamenti epocali, dal modo in cui fare impresa ai processi produttivi, e dai prodotti fino al lavoro dell’uomo, riporta Ansa.

Servono un’agenda di priorità e un Piano di politica industriale nazionale

“Per il World Economic Forum il 70% delle imprese nel mondo si stanno dirigendo verso una forte digitalizzazione e anche noi dovremo fare questo”, aggiunge il vicepresidente Dossi. Tra le nuove sfide delle imprese rientrano però anche la sostenibilità, la decarbonizzazione, l’eliminazione degli sprechi, e il risparmio energetico. Senza dimenticare il ruolo “delle persone all’interno delle fabbriche – sottolinea Dossi – perché l’industria del domani farà in modo che i lavori ripetitivi siano fatti da sistemi di Intelligenza Artificiale, per lasciare però spazio alla capacità di decisione, all’intelligenza creativa e relazionale che spetta all’uomo”. In questa ottica “il decisore politico deve essere un facilitatore – continua Dossi – servono un’agenda di priorità e un Piano di politica industriale nazionale. È un atto di responsabilità per rilanciare il futuro economico e sociale del Paese, un investimento di lungo termine essenziale per non restare indietro nella competizione globale.

Il sistema della formazione è indispensabile

Per il rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta, tra le parole chiave per le imprese del futuro c’è sicuramente la formazione. “Il sistema della formazione è indispensabile non solo per le imprese, ma anche per la sopravvivenza dei territori – spiega Ferruccio Resta -. Le nostre scuole e università sono le infrastrutture della conoscenza, così come le imprese sono le infrastrutture del lavoro. Bisogna smettere di pensare che la formazione, qualunque sia, sia un costo e non un investimento. Se vogliamo dare futuro al Paese l’investimento su scuola e conoscenza deve essere centrale”.

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Milano, Monza Brianza e Lodi, 391 milioni di euro al giorno di interscambio con l’estero

In sei mesi supera i 71 miliardi di euro il valore dell’interscambio commerciale con l’estero di Milano Monza Brianza e Lodi. Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese, sugli ultimi dati Istat, la crescita complessiva dell’import export delle tre province lombarde è del 1,5%, un miliardo in più rispetto ai 70 miliardi di euro dello stesso periodo del 2018. Una cifra pari a 391 milioni al giorno.

In particolare, le esportazioni raggiungono circa 29 miliardi, e le importazioni 43 miliardi di euro.

Un trend guidato da Milano, con +4% di export, e +2% di import

Il trend è positivo grazie soprattutto a Milano, che cresce complessivamente del 3%, di cui +4% per l’export, pari a 22 miliardi, e +2% l’import, pari a 36 miliardi.

Monza e Brianza raggiungono invece quasi 9 miliardi, di cui 5 miliardi di export e 4 di import, e Lodi 4,5 miliardi (1,5 miliardi di export e 3 miliardi di import).

L’export lombardo è guidato dal settore manifatturiero, soprattutto da macchinari (16,6% del totale), moda (13,8%), chimica (12,8%) e farmaceutica (10,9%). L’import invece è guidato soprattutto da computer e apparecchi elettronici, che risultano il 16,7% dell’import totale.

L’interscambio commerciale raggiunge soprattutto l’Unione Europea

L’interscambio di Milano, Monza Brianza e Lodi raggiunge soprattutto l’Unione Europea, ma per Milano i principali Paesi partner per l’export sono gli Stati Uniti (2,6 miliardi) e la Svizzera (1,9 miliardi), mentre nell’import prevale lo scambio con la Germania (7,5 miliardi di euro).

Lodi invece esporta soprattutto in Francia (265 milioni) e importa dalla Cina (727 milioni), mentre per Monza Brianza il principale partner commerciale è la Germania, sia per l’import (752 milioni) sia per l’export (743 milioni).

Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sul podio

La Lombardia nel primo semestre del 2019 ha superato i 132 miliardi di interscambio, e risulta stabile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per un valore pari al 29% del totale italiano, che arriva a 453 miliardi di euro.

La Lombardia è quindi prima in classifica, seguita da Veneto, con 57 miliardi, ed Emilia Romagna (52 miliardi).

In particolare, in Lombardia, l’export ammonta a 64 miliardi circa su 238 miliardi nazionali (26,8%), e l’import a 68 miliardi, su 216 miliardi a livello nazionale. Pari al 31,7% del totale.

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Italia, un paese congressuale: è tra le mete top al mondo

L’Italia non è più solo una destinazione da sogno per il turismo leisure, ma anche per quello congressuale. Lo dicono gli ultimi dati Enit: il Belpaese scala la classifica mondiale del turismo congressuale posizionandosi tra i primi cinque Paesi nel mondo con 515 meeting internazionali svolti nel 2017 (ENIT su dati ICCA). In testa gli USA (941 meeting), quindi la Germania (682), UK (592), Spagna (564). Dopo l’Italia si posizionano Francia (506 meeting), Giappone (414), Cina (376), Canada (360), Paesi Bassi (307). Roma è la prima città italiana per meeting internazionali. La capitale si colloca invece al 20esimo posto su scala mondiale con 96 meeting.

Turismo per business, che business

Il turismo per business, al netto dell’indotto, genererà a consuntivo 2018 un giro d’affari di 40,4 milioni di dollari (+3,7%). Lo stesso dato proiettato al 2028 raggiungerà quota 45,1 milioni. In Italia l’incremento del 2018 sul 2017 è al di sopra di quello stimato per l’Europa (+3,2%) e in linea con lo sviluppo previsto a livello globale (3,8%), dice sempre l’ENIT. Fatta cento la spesa in Italia dei turisti in entrata, si legge ancora nel Rapporto, quello per vacanze incide in misura del 79,9%, il turismo per business per il 20,1%. (ENIT su dati WTTC).

I tedeschi amano l’Italia

La classifica per spesa degli stranieri in entrata in Italia relativa alla voce business travel registrata nel 2017  vede la Germania al primo posto (730 milioni di euro), la Francia al secondo (486 milioni), seguita da Regno Unito (434), USA (281), Spagna (248). Se si considera, invece, la spesa per turismo per vacanze, la Germania si posiziona ancora in testa (4 miliardi e 945 milioni euro), di seguito USA (3 miliardi e 341 milioni), Francia (2 miliardi e 427 milioni ), Regno Unito (2 miliardi e 089 milioni) e Austria (1 miliardo e 186 milioni).

Entrate in crescita

Nel 2017 le entrate per turismo di lavoro sono state 5 miliardi e 306 milioni di euro (+3,5% sul 2016) corrispondenti a una spesa media pro-capite giornaliera di 129,9 euro. Le entrate per turismo per vacanze sono state di oltre 26 miliardi (+8% sul 2016) con spesa media pro-capite giornaliera pari a 112,8 euro. Andando più in profondità sul turismo congressuale, lo scorso anno (2017) gli eventi realizzati in Italia sono stati 398.286 (+2,9%), pari a 29,1 milioni di partecipanti (+3,2%) e 43,4 milioni di presenze (+1,6%). Per il 56,9% si è trattato di eventi locali, il 35,2% nazionali e il 7,9% internazionali. I partecipanti erano così composti: 48,2% locali, 40,5% nazionali e 11,3% internazionali.

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Milano, Monza e Brianza, Lodi: buone performance per l’industria manifatturiera e l’artigianato

Nell’area di Milano, Monza e Brianza, Lodi si chiude un ulteriore trimestre di ottimismo per l’industria manifatturiera e l’artigianato. Il secondo trimestre 2018, infatti, mette a segno un lieve, ma positivo, incremento rispetto ai tre mesi precedenti.

I dati del monitor congiunturale

I numeri sono un’anticipazione dei dati dal Monitor congiunturale del secondo trimestre 2018 del Servizio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi relativi all’industria e dell’artigianato manifatturieri.

Il quadro a Milano

La produzione industriale manifatturiera registra il +2,2% su base annua ed una variazione del +0,3% rispetto al primo trimestre 2018, in leggero rallentamento rispetto all’andamento registrato a inizio anno (+0,6% rispetto al quarto trimestre 2017). Il fatturato estero, la cui variazione tendenziale (rispetto allo scorso anno) si attesta a +5,9%, traina l’andamento positivo del fatturato (+3,4%). Anche gli ordini, variazione in un anno del +1,8%, sono trainati dalla domanda estera (+4,1%), mentre gli ordini interni registrano una crescita del +0,6%. Anche se più caute, restano positive le aspettative per il terzo trimestre 2018, il 58% degli operatori attende stabilità dei volumi nel prossimo trimestre, sulla crescita della produzione industriale, gli operatori ottimisti sono il 25,3% (erano il 33,6%) rispetto ai pessimisti che rappresentano il 16,4%.

Il comparto a Monza e Brianza

Nel secondo trimestre del 2018 la produzione industriale manifatturiera registra una variazione tendenziale del +5,3% (contro il dato medio regionale del +3,9%) ed una variazione congiunturale del +1,6%. Cresce il fatturato su base annua (+8,4%), trainato da un buon andamento, soprattutto, del fatturato estero (+10,2%, contro una media lombarda che si ferma al +6,3%), ma anche dalla performance del fatturato interno (+7,4%) e cresce anche rispetto al trimestre precedente (+2,2%). Gli ordini totali crescono su base annua, registrando una variazione del +3,7% rispetto allo stesso periodo del 2017. Gli ordini esteri mostrano un incremento del +5,7% su base annua e a livello congiunturale del +2,2%. Per la domanda interna la variazione tendenziale si attesta a +2,5%, mentre quella congiunturale a +0,6%. Per quanto riguarda le previsioni sull’andamento nel terzo trimestre 2018, il 20,8% degli imprenditori si aspetta un aumento della produzione industriale mentre è del 12,5% la percentuale che si attende un calo. Produzione stabile per il 66,7%.

L’industria a Lodi

Nel secondo trimestre 2018 l’industria manifatturiera lodigiana registra per la produzione una variazione tendenziale positiva (+4,8% su base annua) e registra -0,2% rispetto al primo trimestre 2018. La dinamica tendenziale degli ordini registra nel complesso una lieve flessione (-0,2%), in particolare la domanda estera si attesta a -2,1% e la domanda interna cresce del +0,7%. A livello congiunturale gli ordini registrano rispettivamente -1% per l’estero e -1,7% per il mercato interno. Il fatturato registra invece una crescita significativa sia rispetto al trimestre precedente del +1,9%, sia rispetto allo scorso anno, con una variazione del +5,6% (fatturato interno +7,1%, e fatturato estero +2,2%). Sul fronte delle aspettative sul terzo trimestre 2018, si aspettano stabilità il 67,6% degli imprenditori, con il 27% che si aspetta una crescita e il 5,4% che prevede un calo della produzione.

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Mediclinics, una storia di successi

Vi sarà capitato di viaggiare ed utilizzare la toilette dei più importanti aeroporti mondiali: non avete mai fatto caso, quando vi asciugate le mani, al marchio Mediclinics? Storia di successi, storia di asciugamani elettrici… Il brand spagnolo, che da diversi anni ha una succursale a Milano, è presente, diffuso, noto e apprezzato ovunque per la qualità dei suoi prodotti. Potrete trovare per esempio asciugamani elettrici Mediclinics anche dall’altra parte del globo, oppure più semplicemente sulla Torre Eiffel o allo stadio Bernabeu. O, rimanendo nel nostro paese, da Burger King o McDonald.

Una storia lunga quarant’anni che oggi permette all’azienda di disporre di un catalogo prodotti vasto e completo, che illustra le diverse categorie di articoli commercializzati: non solo asciugamani elettrici, quindi, ma anche asciugacapelli, dispenser e accessori in acciaio, hotellerie e barre disabili. No Made in China, ed acciaio inox, quello vero… Mediclinics oggi punta tutto sull’innovazione, dedicando alla stessa grandi e continui investimenti, e curando al contempo aspetti ormai fondamentali nell’etica di una multinazionale, quali il risparmio energetico, l’ecologia ed il rispetto dell’ambiente. Una connotazione che è dimostrata ampiamente dai prestigiosi certificati Green Spec ottenuti negli anni.

Parlando di asciugamani elettrici, oggi ci sono quelli che possiamo definire “di nuova generazione”, ovvero Dualflowplus e Machflow, che mantengono la tradizione e rappresentano garantiscono l’evoluzione di una storia cominciata oltre 40 anni fa con Saniflow. Anche in tempi di crisi, Mediclinics ha scelto di continuare a produrre articoli che non avessero alcun compromesso in termini di qualità, ma veicolando la propria linee di prodotti sempre verso un’ottica di ottimo rapporto qualità/prezzo, per poter arrivare a qualsiasi cliente e soddisfarlo pienamente, in fase di pre e post vendita. Oggi la carta è un lontano ricordo per migliaia di imprese che si sono rivolte a loro.

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Gli animali sono i migliori amici dello spot

L’advertising fa sempre un maggiore ricorso agli animali negli spot televisivi e nei video promozionali sul web, che spesso diventano virali.  Nel corso del 2015 la presenza degli animali negli spot è cresciuta del 40%, e anche prestigiosi quotidiani statunitensi si sono occupati di questa nuova tendenza.

In Italia, dove ci sono 60 milioni di animali domestici, si assiste a dinamiche davvero sorprendenti. Intanto, il proliferare degli animali digitali, che con i progressi della computer grafica conoscono un vero boom, riscuotendo successo sul target dei ragazzi (e dunque delle mamme che fanno la spesa). Il simpatico camaleonte della Findus è diventato non solo il protagonista degli spot, ma anche un ricercato gadget da collezionare. C’è poi il gallo dell’omonimo riso, voluto al centro della comunicazione di una campagna pensata da un’agenzia che ha fatto la storia dell’advertising in Italia, Armando Testa. Dopo un accurato restyling, il gallo digitale è divenuto protagonista delle campagne on air nella tv francese e, dallo scorso luglio, italiana.

Gli animali hanno anche fatto irruzione nella comunicazione politica, rilanciando la figura dell’ex premier Silvio Berlusconi con lo spot della trasmissione Dalla Parte Degli Animali: il cagnolino Dudi e i suoi compagni a quattro zampe si sono rivelati assai efficaci nel riportare la figura dell’ex premier nelle case degli italiani. Il dato più interessante di questa tendenza, è l’opera di sostituzione della classica figura del testimonial che gli animali stanno operando. L’endorser classico, che sia un esperto o magari una celebrità, viene ricoperta egregiamente dagli amici animali. A testimoniarlo c’è anche una classifica elaborata da Associazione Donne e Qualità della Vita, dopo una rilevazione con metodo web opinion analysis sugli spot (con animali) più graditi, apparsi nelle diverse piattaforme web e tv.

Al quarto posto troviamo lo spot Ford con un collie che ingaggia una sfida pedemontana di agilità con la monovolume sportiva S-Max. Avventura, ambiente e prestazioni sono evocate senza ricorre ai testimonial abituali del settore automotive, da Catherine Zeta-Jones a Harrison Ford. Al terzo posto, la famiglia dei topolini del Parmigiano Reggiano sostituisce di fatto la famiglia tradizionale, mentre al secondo posto il koala Vigorsol inscena letteralmente la morte del testimonial classico: in un set alla Happy Days! un play boy con il giubbotto “alla Fonzie” rimane sbalordito nello scoprire che la sua parte, durante le riprese cinematografiche, è stata assegnata a un Koala. E nello spot primo classificato, i servizi dell’hotel di lusso Casta Diva Resort & Spa affacciato sul Lago di Garda, vengono descritti riferendosi al gradimento che ha per loro Gunter Quinto, il cane più ricco del mondo, un testimonial noto al pubblico italiano, francese e tedesco.

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