Voice deepfake: come fanno a ingannare gli utenti? 

Grazie all’Intelligenza artificiale, che ha combinato parti di una vecchia registrazione migliorandone la qualità audio, recentemente i Beatles hanno entusiasmato milioni di fan pubblicando una nuova canzone.
Inoltre, sempre di recente, Open AI ha presentato un modello di API Audio in grado di creare discorsi umani e messaggi vocali. Finora, è il software che si avvicina di più al vero linguaggio umano.

API Audio è in grado di riprodurre vocalmente il testo richiesto, consentendo agli utenti di scegliere fra una serie di opzioni vocali. Attualmente, non può essere utilizzato per creare voice deepfake, ma è indicativo del rapido sviluppo delle tecnologie di generazione vocale.
In futuro, questi modelli potrebbero diventare un nuovo strumento nelle mani dei criminali informatici. 

Un potenziale utilizzo nelle frodi estremamente elevato

Nonostante i deepfake e gli strumenti utilizzati per realizzarli non siano ancora ben sviluppati o diffusi, il loro potenziale utilizzo nelle frodi è estremamente elevato. E la tecnologia non smette di evolversi.
Oggi non esiste alcun dispositivo in grado di produrre voice deepfake di alta qualità, ovvero, che non sia distinguibile dal vero parlato umano.

Tuttavia, negli ultimi mesi sono stati rilasciati sempre più strumenti per generare la voce umana. Inoltre, se in precedenza gli utenti avevano bisogno di competenze almeno di programmazione di base, ora sta diventando più facile lavorare con questi strumenti
Insomma, a breve verranno sviluppati modelli che combineranno semplicità d’uso e qualità dei risultati.

Le tecnologie di protezione tardano a diffondersi

Le frodi che sfruttano l’Intelligenza artificiale per ora non sono frequenti, ma esistono già esempi di casi ‘riusciti’.
A metà ottobre del 2023, il venture capitalist americano Tim Draper ha avvertito i suoi follower su Twitter che i truffatori hanno usato la sua voce per alcune truffe.
In particolare, Tim Draper ha segnalato in un tweet che le richieste di denaro effettuate con la sua voce sono il risultato dell’Intelligenza artificiale.
Nonostante questo caso, finora però non si percepiscono i voice deepfake come una possibile minaccia informatica.
E poiché i casi in cui vengono utilizzati con intenzioni malevole sono pochissimi, le tecnologie di protezione tardano a diffondersi.

Come difendersi?

Per il momento, il modo migliore per proteggersi è ascoltare attentamente le parole dell’interlocutore al telefono. Se la qualità della registrazione è bassa, contiene rumori e la voce sembra robotica, non bisogna fidarsi delle informazioni ascoltate.
Un altro modo per testare ‘l’umanità’ dell’interlocutore è quello di porre domande insolite. Ad esempio, se l’interlocutore fosse un modello vocale, una domanda sul suo colore preferito lo lascerebbe perplesso, poiché non è quanto solitamente chiede la vittima di una frode. Il ritardo nella risposta renderà quindi chiaro che l’utente è stato ingannato.
Un’altra opzione è quella di installare una soluzione di sicurezza affidabile e completa. Sebbene non possa rilevare al 100% i voice deepfake, può aiutare gli utenti a evitare siti web sospetti, pagamenti e download di malware, proteggendo i browser e controllando tutti i file sul computer.

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Metaverso: per gli italiani è un universo virtuale, aumentato e parallelo

La prima cosa che viene in mente agli italiani pensando al Metaverso è ‘Un universo virtuale, aumentato e parallelo’ (60%), seguita dalla ‘Fusione tra un videogioco e il mondo reale’ (26%) o da un semplice ‘Videogioco’ (14%).
È quanto emerge dai risultati dell’Osservatorio ANGI Ricerche, realizzato in collaborazione con l’istituto demoscopico Lab21.01 in occasione della seconda edizione del Festival del Metaverso, l’evento organizzato a settembre da ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, presso la Nuvola Lavazza.

Secondo l’Osservatorio, nel 2023 aumenta ulteriormente la conoscenza da parte degli italiani del concetto di Metaverso. Il 35% della popolazione si dichiara infatti consapevole del suo significato, più le donne (43%) rispetto agli uomini (57%).

Ma solo il 9% ha fatto un’esperienza immersiva

Ancora pochi però sono gli italiani che hanno già fatto un’esperienza immersiva, il 9%, mentre la grande maggioranza degli intervistati dichiara di volerla fare (72%). Ma c’è anche un 11% del campione che afferma la sua contrarietà a provare l’esperienza del Metaverso.

Tra i dispositivi più utilizzati restano saldi in prima posizione i visori VR (43%), seguiti dai personal computer (32%) e dagli smartphone e tablet (23%).

Giudizi incerti sull’impatto, certezza sulle applicazioni pratiche

Ancora molto titubanti però gli italiani sugli effetti che potrebbero essere prodotti dal Metaverso. Cinque italiani su 10 non hanno ancora un giudizio assestato sulla possibile incidenza del Metaverso rispetto alle abitudini personali e sociali.

Sulle applicazioni pratiche del Metaverso i giovani under 35 sembrano comunque avere le idee chiare, citando ambiti di impiego quali istruzione e formazione (31%), mobilità, turismo e smart city (24%), rapporti sociali e interpersonali (18%), Pubblica amministrazione e rapporti con il cittadino (16%), ed e-commerce (11%).

Tanti vantaggi per la società, ma è davvero un luogo sicuro?  

Ma in che modo il Metaverso rivoluzionerà la nostra società?
I giovani italiani pongono al primo posto la possibilità di abbattere le distanze sociali (29%), seguita dall’incremento di spazi e strumenti tecnologici (21%), dall’opportunità di creare un ambiente gender and age equality (19%), da nuove opportunità di lavoro (17%) e da nuove possibili identità (14%).

Risulta poi sempre molto attraente la possibilità del Metaverso di favorire l’incontro con personaggi famosi, o di visitare luoghi lontani (90%).
Ma al tempo stesso solo 3 italiani su 10 considerano il Metaverso un luogo sicuro.
In particolare, il 65% dei maschi rispetto al 35% delle femmine, il 53% degli under 35, il 29% nella fascia 36-55 anni, e il 18% degli over 65.

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Informazione: sempre più social, visual e meno testuale. Ed è boom su TikTok

Nel 2023 la preferenza da parte degli utenti si conferma per un’informazione sempre più visual e meno testuale. A quanto emerge dal report L’estate dell’informazione italiana sul web – Temi, notizie e reazione degli utenti, realizzato dall’Osservatorio Editoriale di SocialData in collaborazione con SocialCom, Jump e Kleos, aumenta infatti il numero delle pubblicazioni sul web e sui social da parte degli organi di informazione, con un +1,3% su Facebook, +4,3% su Instagram, e addirittura +351% su TikTok. Solo X (ex Twitter) è in flessione (-7,3%). Ad aumentare poi è anche il numero dei follower sui canali social delle testate (+300% TikTok, +13,3% Instagram, +10% X), e durante l’estate 2023, a fronte di un decremento del numero totale di pubblicazioni (-7%), i social segnano +8% di interazioni, tra reazioni, commenti, e condivisioni. In particolare, +360% su TikTok, +32,6% su Instagram, e +41,5% su X.

Giorgia Meloni la più citata, guerra in Ucraina la più pubblicata

Dal 1 giugno al 15 settembre Giorgia Meloni è la politica italiana più citata (2.367), e al tempo stesso quella sulla quale si concentra il maggior numero di discussioni (352.000). Tra le notizie di politica più discusse, le decisioni prese in Consiglio dei ministri, la politica estera e il cambiamento climatico, mentre la morte di Silvio Berlusconi è stata la notizia in assoluto più discussa dagli utenti, seguita dalla vicenda di Giulia Tramontano e dalla scomparsa prematura di Michela Murgia. Nella classifica delle notizie più pubblicate domina invece la guerra in Ucraina (4.900), seguita dall’emergenza migranti (3.800) e la scomparsa di Silvio Berlusconi (3.217).

Sentiment negativo per gli sbarchi e per il libro del generale Vannucci

Il tema dei migranti, in particolare degli sbarchi, ha registrato un deciso picco di conversazioni negli ultimi dieci giorni. Il sentiment registrato è negativo per il 64% delle conversazioni. Nelle pubblicazioni e nei relativi commenti social sono il blocco navale e il Governo gli argomenti più citati.
Il libro del generale Vannacci è invece stato uno dei casi dell’estate anche sul web. Il sentiment registrato sulla vicenda nel suo complesso è negativo al 54%. Dopo un picco iniziale registrato nella seconda metà di agosto, l’interesse sul tema sta progressivamente scendendo, superato da altri argomenti di attualità.

Dalla cronaca nera alle notizie sportive i temi caldi dell’estate

Tra gli altri temi, quello dei femminicidi ha registrato un interesse costante, con un picco nella prima parte di settembre dovuto a vari episodi di cronaca. Sul tema, riporta Adnkronos, si registra un sentiment fortemente negativo (71%). Molta indignazione in rete hanno generato anche i fatti di Caivano. Al centro delle conversazioni soprattutto lo stato delle cugine vittime delle violenze, ma anche gli interventi del Governo e la figura di Don Patriciello. Quanto alle notizie sportive, la squadra di calcio più citata e discussa è il Milan, seguita da Inter, Roma, Juventus e Napoli. Tra i calciatori le notizie più frequenti hanno invece riguardato Lukaku, Vlahovic, Osimhen e Bonucci, tutte riferite ai movimenti di calciomercato.

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Debutta ChatGPT Enterprise per le aziende

OpenAI ha introdotto la versione aziendale di ChatGPT, denominata ChatGPT Enterprise, in risposta alle crescenti preoccupazioni delle aziende in merito alla privacy e alla sicurezza nell’utilizzo dell’IA generativa. Questa nuova soluzione offre maggiore sicurezza, accesso rapido a GPT-4, analisi dei dati potenziata e la capacità di porre domande più complesse. OpenAI ha così accolto il timore delle aziende che i loro dati potessero essere utilizzati per addestrare modelli di IA e che l’uso di ChatGPT potesse esporre involontariamente informazioni sensibili dei clienti agli algoritmi di intelligenza artificiale.

Il tema della privacy

Per affrontare queste preoccupazioni, ChatGPT Enterprise assicura agli utenti il pieno controllo e la proprietà dei loro dati. OpenAI ha chiarito che i dati aziendali non saranno utilizzati per l’addestramento di GPT, affrontando così il tema della privacy in modo diretto. Inoltre, riferisce Adnkronos, l’azienda offre funzionalità di personalizzazione e strumenti analitici avanzati per adattare ChatGPT alle esigenze specifiche delle imprese.

Cosa cambia rispetto alla versione “tradizionale”?

ChatGPT Enterprise si differenzia dalle versioni precedenti, offrendo un prodotto focalizzato sul settore aziendale. Questa nuova soluzione non solo preserva la privacy dei dati, ma introduce anche opzioni di prezzo flessibili per piccole squadre, rendendo l’accesso più conveniente. OpenAI ha l’obiettivo di coinvolgere un ampio numero di aziende nel prossimo futuro attraverso un processo di integrazione agevolato. Le aziende che già utilizzano ChatGPT possono decidere se rimanere con le opzioni esistenti o passare a ChatGPT Enterprise per sfruttare le nuove funzionalità. Mentre molte organizzazioni hanno adottato strumenti basati su IA generativa come GPT-4, alcune hanno preferito connettersi tramite API o servizi cloud, o addirittura sviluppare i propri modelli di linguaggio. Queste opzioni, tuttavia, non sempre si sono rivelate pratiche o convenienti, specialmente per le realtà più piccole e regolamentate. Qui entra in gioco ChatGPT Enterprise, offrendo una soluzione sicura e su misura per le esigenze aziendali.

Un mercato in movimento

Con l’introduzione di ChatGPT Enterprise, è probabile che si intensifichi la competizione in questo settore. OpenAI ha dimostrato un impegno continuo nell’adeguare i propri prodotti alle esigenze degli utenti, come dimostrato anche dall’apertura di GPT-3.5 all’addestramento personalizzato. Questo sviluppo consente agli utenti di adattare il modello alle loro specifiche esigenze, confermando l’attenzione di OpenAI per l’evoluzione delle richieste degli utenti e del mercato.

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 Per gli italiani Internet è un diritto di tutti

Per l’88,7% degli italiani la connettività è un diritto sociale, come la sanità o la previdenza, e per l’80,8% (84,5% giovani) l’accesso alla rete dovrebbe essere gratuito. I contrari sono il 19,2%.
Inoltre, la copertura dei costi dovrebbe avvenire per mezzo di un contributo dei grandi generatori di traffico, come Google e Meta (46,2%), e dovrebbe essere posta a carico della fiscalità generale (34,6%). A quanto emerge dal 3° Rapporto sul valore della connettività in Italia realizzato dal Censis in collaborazione con Wind Tre, a chiedere una partecipazione economica delle Over The Top per la copertura dei costi sono soprattutto i giovani (51,3%) e i laureati (49,8%).

In Italia il costo di accesso è più basso

Nel 2022, anno caratterizzato da alta inflazione, i prezzi generali al consumo sono aumentati dell’8,7% rispetto al 2021, mentre l’indice dei prezzi delle telecomunicazioni è diminuito del 3,3%.
Confrontando il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile nei Paesi del mondo nel 2022 l’Italia presenta il valore più basso, inferiore del 47,3% rispetto alla Francia, -80,0% rispetto alla Spagna, -95,5% rispetto alla Germania, -97,9% rispetto agli Stati Uniti. Tra il 2019 e il 2022 in Italia il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile si è ridotto del 93,0%, in Francia dell’81,3%, in Germania del 61,7%, negli Stati Uniti del 32,6%, mentre in Spagna è aumentato del 7,0%.

I rischi online

Il 94,7% degli italiani associa a internet alcuni rischi da cui difendersi. Il pericolo principale (46,2%), è la possibilità di cadere vittima di crimini informatici, seguito dal libero accesso al web dei minori (22,2%), l’azione degli haters (14,2%), l’insorgere di una dipendenza dai dispositivi digitali (12,1%).
Una conferma indiretta degli elevati rischi per i minori che navigano nel web proviene dai dati relativi all’azione delle Forze dell’ordine: nel 2022 sono stati 2.622 i siti web illegali oscurati perché contenenti immagini di violenze su bambini, e da gennaio-marzo 2023 sono state indagate per pedopornografia 299 persone.

L’Intelligenza Artificiale va regolata

Oggi il giudizio degli italiani sull’Intelligenza Artificiale resta molto cauto. Il 46,3% la considera un’opportunità, il 37,6% una minaccia, il 16,1% non sa che cosa pensare. I giudizi sull’impatto dell’AI sono più positivi tra giovani (55,3%) e laureati (59,2%). Del resto, l’81,6% degli italiani ritiene urgenti leggi chiare e regolamenti precisi per evitare che lo sviluppo delle tecnologie digitali metta nelle mani sbagliate strumenti molto potenti. Solo l’8,4% è contrario. Sul rischio apocalittico che l’AI si emancipi dagli umani e inizi a operare in autonomia, gli italiani si dividono tra chi la ritiene un’ipotesi plausibile (38,4%), chi impossibile (40,1%) e chi non ha un’opinione in merito (21,5%).

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Mutui variabili: in 12 mesi rate più care del 36%

Secondo un’analisi di Facile.it, a distanza di soli 12 mesi i mutuatari oggi pagano una rata di oltre 160 euro in più rispetto a quella di partenza, con un tasso di interesse (TAN) passato dallo 0,67% al 3,33% di oggi. Nel corso del 2022 le rate di un mutuo medio a tasso variabile sono infatti aumentate del 36%, passando da una media di 456 euro a una di 619 euro al mese. Per effettuare la sua analisi Facile.it ha preso in esame un finanziamento a tasso variabile da 126.000 euro con la durata di 25 anni, sottoscritto a gennaio 2022. 

La BCE ha annunciato che nel 2023 continuerà ad aumentare gli indici

La corsa dei tassi variabili non sembra essere terminata. Anzi, la BCE ha già annunciato che nel 2023 continuerà ad aumentare gli indici, con inevitabili conseguenze anche sulle rate dei mutuatari. Se si guarda alle aspettative di mercato (Futures sugli Euribor), gli esperti prevedono che entro giugno 2023 l’Euribor a 3 mesi cresca ancora di quasi 1 punto e mezzo. Nel caso queste previsioni si avvereranno la rata mensile del mutuo preso in esame arriverebbe addirittura a 718 euro. Ovvero, oltre 260 euro in più rispetto a quella sottoscritta a gennaio 2022.

Tasso fisso: da 1,05% a 3,26%

Anche sul fronte dei tassi fissi nel 2022 sono stati rilevati aumenti significativi. Se per chi ha un mutuo in corso non è cambiato nulla, chi sceglie oggi di sottoscrivere questo tipo di finanziamento trova sul mercato indici più alti rispetto al passato. Guardando alle migliori offerte disponibili online, emerge che oggi per un mutuo fisso (126.000 euro in 25 anni per un immobile da 180.000 euro) i tassi di interesse (TAN) partono da 3,26%, con una rata iniziale di circa 614 euro. Dodici mesi fa, invece, le migliori offerte partivano da 1,05%, con una rata di circa 477 euro. Dati alla mano, quindi, questo finanziamento oggi costa circa 137 euro in più al mese. Vale a dire oltre 40.000 euro in più di interessi se si considera l’intera durata del prestito.

Conviene confrontare diverse offerte e affidarsi a consulenti


“Il 2022 è stato caratterizzato da un aumento generalizzato degli indici dei mutui, un trend che potrebbe continuare anche nel 2023, soprattutto per quanto riguarda i tassi variabili – spiegano gli esperti di Facile.it -. In un contesto di grande cambiamento e dinamicità come quello attuale, dove la distanza tra tasso fisso e variabile si è ridotta, non sempre è semplice orientarsi: basti pensare, ad esempio, che oggi ci sono sul mercato mutui variabili con indici più alti rispetto a quelli fissi. Il consiglio, quindi, è di confrontare le offerte di più banche, e affidarsi a consulenti esperti per individuare il prodotto più adatto”.

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e-commerce: in Italia vale più della media globale ed europea

Negli ultimi tre mesi del 2022 l’Italia si dimostra più propensa allo shopping online rispetto agli altri paesi del mondo, e l’andamento complessivo del commercio digitale rimane invariato, a dispetto, ad esempio, dei Paesi nordici (-21%), il Regno Unito (-13%), la Germania (-10%), o l’Olanda (-6%). A livello globale, il commercio digitale in media è diminuito del 2% rispetto allo stesso periodo del 2021. È quanto emerge dai dati relativi al terzo trimestre 2022 dello Shopping Index, il report trimestrale di Salesforce che descrive l’andamento dello shopping online attraverso i dati relativi alle transazioni di oltre un miliardo di consumatori in tutto il mondo.

Traffico: +7%, soprattutto dallo smartphone

L’Italia ha registrato una crescita complessiva del traffico del 7%, +4% rispetto al traffico globale (3%), ma è tra i paesi con i tassi di conversione, ovvero il rapporto tra traffico online e ordini, più bassi al mondo (1,1%). Nel nostro paese il traffico e-commerce generato dai social media è pari al 10%, superando la media globale (8%), ma se a livello globale il traffico social generato da tablet ha registrato la crescita maggiore (+16%), in Italia il device che genera più traffico è lo smartphone (13%), +1% rispetto al terzo trimestre 2021. In Europa il calo è stato un po’ più marcato rispetto alla media globale, probabilmente a causa dell’impatto della guerra in Ucraina. Le vendite online in Europa nel terzo trimestre 2022 sono diminuite del 9% su base annua, con un calo del volume degli ordini del 3%. Tuttavia, i consumatori hanno speso di più nel settore fashion, in particolare per calzature (+18%) e pelletteria (+17%), mentre si evidenzia un calo significativo delle categorie toys&learnings (-22%) e casa (-19%).

Consumatori digitali globali: -4%

A livello globale il numero di consumatori digitali (-4%) e il volume degli ordini (-5%) sono diminuiti rispetto all’anno precedente, mentre il traffico online è aumentato del 3% su base annua. Il traffico da dispositivi mobili è cresciuto del 6% su base annua, mentre il traffico generato da PC è diminuito del 2%. Gli ordini globali sono diminuiti del 4% su base annua, una riduzione più contenuta rispetto al calo dell’8% registrato nel secondo trimestre. Aumentano però dell’1% gli ordini generati da PC, un dato positivo rispetto al -4% registrato nel secondo trimestre, riferisce Adnkronos.

Un mercato in fase di riequilibrio

“A oggi il commercio elettronico si sta pian piano riequilibrando dopo l’impennata sostenuta durante la pandemia, ma ciò non toglie che viviamo in un mondo sempre più digitale, dove le aziende devono adattarsi in continuazione alle mutevoli condizioni del mercato in modo da soddisfare al meglio le richieste dei consumatori – commenta Maurizio Capobianco, Area VP Cloud Sales di Salesforce -. L’Italia, che in questo terzo trimestre 2022 ha mantenuto costante la propria rotta sulla via del commercio digitale, al momento si sta dimostrando più che all’altezza di tali aspettative superando la media globale, non solo nel commercio digitale, ma anche nel traffico e-commerce generato dai social media”.

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WhatsApp è più amata dagli italiani: 35 milioni di utenti la usano per chattare

Secondo l’analisi dell’esperto di social media Vincenzo Cosenza, basata sulle rilevazioni di Audiweb powered by Nielsen, è WhatsApp in assoluto l’app di messaggistica preferita dagli utenti italiani, tanto che a giugno ha toccato un picco di circa 35 milioni di utilizzatori. Dopo WhatsApp, al secondo posto si piazza Messenger, sempre del gruppo Meta, seguita da Telegram. Ma si sta facendo avanti Discord, un’app nata inizialmente per il mondo dei giochi. Di fatto WhatsApp, che di recente ha aggiunto funzionalità di privacy, in media nei primi mesi di quest’anno è stata usata per 10 ore e 50 minuti a persona al mese, con una punta di 11 ore e 29 minuti a gennaio. Rispetto ai corrispondenti mesi del 2021, rileva Vincenzo Cosenza, WhatsApp registra un calo ‘irrisorio’ di utilizzo, pari all’1,4%, mentre guardando più indietro nel tempo si può apprezzare la sua crescita: nel 2019 la media di utenti era infatti pari a 31,8 milioni.

Messenger perde il 21% di utenti, Telegram ne conquista 15,5 milioni ma sono il 7% in meno

Quanto a Messenger, sono stati circa 17,3 milioni gli utilizzatori medi nel primo scorcio del 2022. Ma il calo rispetto all’anno precedente, a differenza di WhatsApp, è stato del 21%, ovvero pari a 4,5 milioni di persone in meno. Segno, questo, “di una difficoltà dell’app di Zuckerberg di trovare una sua collocazione rispetto alla sorella acquisita WhatsApp”, spiega Vincenzo Cosenza.

Telegram invece conquista 15,5 milioni di italiani, ma nonostante la crescita “si nota un calo del 7% rispetto ai primi sei mesi del 2021”, aggiunge l’esperto. Il tempo di utilizzo medio di Telegram rimane però elevato: in media nel 2022 le persone usano la chat per 2 ore e 9 minuti al mese, il 16% in più rispetto all’anno precedente.

Per Discord 1,9 milioni di utenti, +29% rispetto al 2021

Quanto a Discord, gli italiani che l’hanno usata nel 2022 sono stati 1,9 milioni, in crescita del 29% rispetto all’anno precedente. Il tempo medio trascorso in questo caso è di circa 1 ora e 20 minuti a persona al mese. Tutte le altre chat di nicchia, si legge nell’analisi, hanno subìto un calo consistente rispetto all’anno della pandemia. Skype, ad esempio, rimane con uno zoccolo duro di 3,1 milioni di utenti mensili, ma scende del -14% rispetto al 2021, con un tempo d’utilizzo di 27 minuti pari a -40%.

Le perfomance delle “altre”: Google Chats, Google Meet, Kik e Signal

L’analisi prosegue con i ‘risultati’ ottenuti da Google Hangouts, ora diventata Google Chats, e Google Meet, che insieme raggiungono 1,8 milioni di persone, in calo del -52%. Un’app che resiste sul mercato dal 2010 è però Kik, che nel nostro paese è ancora usata da 1,1 milioni di utenti, ma anch’essa in calo del -16%. Seguono l’app più attenta alla sicurezza, Signal, con poco più di 500.000 utenti (-48%) e un tempo di utilizzo medio mensile di circa 1 ora.

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Effetto pandemia sulle startup italiane: fatturati a meno di 100.000 euro

Secondo lo studio condotto da InnovUp, dal titolo L’identikit delle startup italiane dopo il Covid-19, l’81,4% delle startup si colloca tra la fase di pre-seed e post-seed, e il 70,9% dichiara di aver raccolto meno di 100.000 euro. Rispetto a 5 anni fa, il 2021 ha evidenziato un calo dei fatturati medi delle startup italiane, e uno spostamento dal B2B al B2C. Ma per la maggior parte delle nuove realtà imprenditoriali il 2022 sarà l’anno della ripresa, al netto delle persistenti difficoltà nell’accesso al credito. Le maggiori difficoltà riscontrate sono la mancanza di reale interesse degli investitori e la difficoltà nel finalizzare il closing, che portano il 41,8% del campione a dichiarare la mancanza di liquidità come principale punto di debolezza.

Tra il 2020 e il 2021 aumenta il valore dei round

Analizzando i dati raccolti dall’Associazione Startup Turismo sul periodo 2020-2021, come conseguenza della pandemia emerge il brusco arresto della natalità, a cui è seguita l’inversione di rotta del 2021, con il calo della mortalità fisiologica. In questo scenario, si è verificata una crescita del fatturato medio del 38% (da 235.000 a 350.000 euro), complice anche un maggior tasso di mortalità nel 2020. Tra il 2020 e il 2021 è aumentato del 7% anche il valore dei round, un dato trainato da alcuni finanziamenti di ammontare sopra la media. In controtendenza al periodo sfavorevole, si rileva anche un aumento dell’organico: le imprese emergenti restano ancora piccole, ma fanno registrare un aumento del 7% delle assunzioni.

Crescita del personale, ma difficoltà ad accedere al credito

Per InnovUp, il 54,1% delle startup nei prossimi mesi è intenzionata ad assumere un numero considerevole di risorse umane, mentre il 40,4% manterrà invariato il numero di dipendenti, e il 5,7% prevede una razionalizzazione dell’organico. La crescita di personale, sebbene tendenziale, si registra maggiormente nelle realtà con un fatturato da 500.000 euro in su. La criticità maggiore riguarda comunque ancora l’accesso al credito. L’aspetto più complesso si riscontra nell’incontro di investitori realmente interessanti (60,2%), seguito dalla fatica a finalizzare l’investimento (30,5%), concordare la valutazione della startup o la percentuale di partecipazione del capitale del nuovo investitore (25,6%), e concordare sulla governance societaria all’ingresso del nuovo socio (13,4%).

Prospettive ottimiste per il 2022

La pandemia ha modificato anche le tempistiche di sviluppo e di immissione di nuovi prodotti e servizi sul mercato, probabilmente spostando le attività su ricerca e sviluppo. Di fatto, il 68,1% è ottimista verso la possibilità di chiudere in crescita di fatturato di almeno +5%, e il 18% si aspetta addirittura un +50% nel prossimo bilancio. Dalla survey La Camera di Commercio per le Startup, condotta dalla Camera di commercio di Milano, Monza, Brianza e Lodi e focalizzata sulle startup residenti nella zona di competenza, emerge come nonostante le difficoltà le startup siano riuscite a innescare cambiamenti positivi, in particolare, per le modalità di svolgimento del lavoro (53%), mentre il 39% ha riscontrato un impatto positivo dalla spinta all’innovazione tecnologica.

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Password sicura? Servono almeno otto caratteri

Quanto tempo impiega un un hacker medio per capire le password usate per proteggere gli account online e aprirle? Poco, pochissimo, a maggior ragione se la password è semplice. A dirlo è un report di Hive Systems, società di cyber-security, che ha rivelato quanto sia facile impossessarsi delle “chiavi” dei nostri dati.  Ad esempio, se si sceglie di utilizzare solamente numeri, un cybercriminale potrebbe riuscire a scoprire la password in un tempo pressoché immediato. Questo vale sempre, soprattutto se si tratta di 4-11 caratteri. Usare solo lettere minuscole, invece, vuol dire fornire i propri dati direttamente agli hacker. Infatti, le password da quattro a otto caratteri, che sono solo minuscole, possono essere decifrate istantaneamente. Secondo il report, una password composta da nove lettere minuscole può essere scoperta in 10 secondi. Se la password richiede 10 caratteri, quel tempo si espande a 4 minuti. Una password di 11 caratteri, che utilizza nient’altro che lettere minuscole, può essere calcolata in due ore.

Gli hacker sono diventati sempre più bravi e veloci  

Utilizzando un mix di lettere minuscole e maiuscole, le password da quattro a sei caratteri possono essere decifrate istantaneamente. Le password composte da sette caratteri richiedono solo due secondi per essere scoperte, mentre le password con otto, nove e dieci caratteri che utilizzano lettere minuscole e maiuscole possono essere individuate rispettivamente in due minuti, un’ora e tre giorni. Una password di 11 caratteri che utilizza lettere maiuscole e minuscole può tenere a bada un hacker per un massimo di cinque mesi. Anche mescolando lettere minuscole e maiuscole insieme a numeri, l’utilizzo di una password composta da soli quattro o sei caratteri non è affatto sicuro. E aggiungendo simboli al mix, anche una password di sei lettere potrebbe essere decifrata all’istante. In poche parole, le password devono essere lunghe e l’aggiunta di una lettera in più può fare un’enorme differenza nel mantenere i dati personali al sicuro. Ad esempio, utilizzando lettere minuscole e maiuscole, numeri e simboli, una password di dieci lettere potrebbe essere risolta in cinque mesi. Utilizzando le stesse lettere, numeri e simboli, una password di 11 caratteri impiegherebbe fino a 34 anni per essere decifrata.

Un mix di numeri, maiuscole, minuscole e simboli

Per raggiungere un buon livello di sicurezza, Hive suggerisce che una password dovrebbe contenere almeno 8 caratteri, utilizzando un mix di numeri, lettere maiuscole, lettere minuscole e simboli. Una password di 18 caratteri che utilizza il suddetto mix richiederebbe fino a 438 trilioni di anni per essere scoperta da un hacker medio.

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