Giornata della Terra 2024 e cambiamento climatico: cresce la sfiducia nei Governi

Secondo un’indagine Ipsos, condotta in occasione della Giornata Mondiale della Terra 2024, la fiducia nei piani governativi per affrontare il cambiamento climatico dal 2022è in caduta libera.
L’indagine, che ha coinvolto 33 Paesi, tra cui l’Italia, rileva come il 63% degli intervistati a livello globale, e il 66% degli italiani, ritenga che i propri governi dovrebbero fare di più per contrastare la crisi climatica.

Al contempo, il sentimento di impotenza e disillusione è sempre più diffuso nei confronti della lotta alla crisi climatica. Il cambiamento climatico è un problema così grande che in molti pensano di non poter fare la differenza. 

Giovani inermi di fronte a un problema così grande 

Secondo l’indagine, un terzo dei giovani si sente inerme di fronte al cambiamento climatico, con il 32% dei Millennials e i l 30% dei ragazzi della GenZ che ritengono sia ormai troppo tardi per agire.
A questa sensazione di impotenza si somma una scarsa comprensione di quali azioni individuali potrebbero avere un impatto maggiore sull’ambiente. Nonostante un miglioramento generale della consapevolezza, le persone continuano a fare errori nel valutare le azioni domestiche che hanno il maggiore impatto sulla riduzione delle emissioni di carbonio. 

Le persone tendono a sovrastimare l’efficacia di azioni a basso impatto, come il riciclo. Ad esempio, per molto tempo si è creduto che riciclare le bottiglie di plastica avesse un impatto molto grande, ma recenti studi hanno messo in dubbio la validità di questa convinzione.

I timori per l’addio ai combustibili fossili

L’allontanamento dai combustibili fossili è un altro tema critico confermato dalla ricerca Ipsos. I timori per il costo della vita nei Paesi sviluppati potrebbero ostacolare la transizione alle energie rinnovabili. Infatti, sebbene molti riconoscano l’importanza di abbandonare i combustibili fossili, le preoccupazioni più ampie in alcuni Paesi potrebbero rallentare la transizione. 

In media, si pensa che il passaggio alle energie rinnovabili avrà un impatto positivo sulla qualità dell’aria (65%), sulla natura (63%) e sulla lotta al cambiamento climatico (63%). Tuttavia, questo dato nasconde differenze di atteggiamento a livello nazionale. L’talia, ad esempio, appare più scettica, con percentuali rispettivamente del 58%, 52% e 53%.

Come rendere la transizione più facile ed economica?

Nonostante i tassi di inflazione siano in calo a livello globale, la convinzione che la transizione dai combustibili fossili possa avere un impatto negativo sul costo della vita rimane forte per il 29% degli intervistati a livello globale, il 37% nei Paesi del G7, e punte del 47% in Germania e del 42% in Canada.

Per rendere la transizione più facile ed economica, l’indagine Ipsos suggerisce che incentivi finanziari e accesso alle informazioni potrebbero spingere le persone a fare di più per il clima.
Queste sono le principali motivazioni sia a livello globale (39% e 37%) sia in Italia (42% e 29%), seguite dal fatto di vedere direttamente le conseguenze di disastri ambientali nel proprio Paese (35% a livello globale e 27% in Italia).

Accesso al credito e stabilità del sistema finanziario

In Italia, le erogazioni annue di mutui e altri finanziamenti a rate rappresentano fra il 6 e il 7% del PIL. La sola parte relativa al credito al consumo ne rappresenta oltre il 3%, e oltre il 5% dei consumi complessivi delle famiglie italiane. D’altra parte, i mutui ipotecari sostengono circa la metà degli acquisti di abitazioni da parte degli italiani. 

Insomma, l’erogazione di credito rappresenta uno stimolo fondamentale a supporto dell’economia reale, permettendo di soddisfare le esigenze di chi necessita di liquidità per sostenere consumi e investimenti importanti.
Per fotografare i meccanismi di erogazione del credito retail, una ricerca realizzata da CRIF e Nomisma esamina il ruolo dei Sistemi di Informazioni Creditizie (SIC) come componente terza fondamentale a supporto dell’accesso al credito degli italiani e di sostegno ai consumi.

Il ruolo del SIC come facilitatore nell’accesso al credito

Utilizzando dati di natura pubblica o presenti nella banca dati EURISC di CRIF, emerge che i SIC favoriscono l’accesso al credito a una più ampia platea di consumatori, garantendo al contempo l’attenzione alla sostenibilità finanziaria delle famiglie e la prevenzione dai rischi di sovraindebitamento.
Il 74% dei consumatori intervistati ritiene giusto che si valuti l’affidabilità dei richiedenti.

L’indagine indica anche una crescente consapevolezza sull’importanza di una sana gestione del credito. Seppur contenuta, aumenta la quota di italiani che verifica i propri dati sul SIC (16%), principalmente in via preventiva prima di richiedere un prestito o un mutuo.

I new to credit e i possessori di una storia creditizia

La referenza fornita dal SIC costituisce infatti una garanzia immateriale su cui il cittadino può fare affidamento per accreditarsi agli occhi delle aziende di credito che dovranno decidere in merito all’erogazione del finanziamento.
Ciò è surrogato dai dati sui tassi di accettazione, che nel periodo 2020-2022 sono aumentati del +53% per le richieste di credito fra chi ha già una storia creditizia.

Per le forme di credito al consumo, il gap fra i ‘new to credit’ e chi possiede una storia creditizia è ancora più elevato in quanto si tratta di forme creditizie per le quali non viene richiesta alcuna garanzia reale. Le informazioni che referenziano il soggetto disponibili sul SIC aiutano il sistema finanziario nel supporto e ampliamento dei beneficiari di forme di credito.

Favorire la sostenibilità dei debiti

Confrontando gli importi tra il 2017 e 2023 le rate medie mensili pro-capite per mutui e prestiti sono contenute ,e l’incremento è decrescente se il soggetto deve rimborsare più di un finanziamento.
La conoscenza degli impegni finanziari assunti aiuta gli istituti di credito a modulare i piani di rimborso in base a criteri di sostenibilità. I SIC quindi proteggono la stabilità del sistema finanziario.

Gli indicatori di rischiosità sul credito al consumo e i mutui, nonostante l’allargamento della platea di soggetti che utilizzano questi servizi, rimangono contenuti e prossimi ai minimi storici malgrado una congiuntura economica non favorevole, l’incremento del costo della vita, e un deciso rialzo dei tassi.

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Le novità del Superbonus 2024: scadenze, aliquote, interventi ammessi

Il nuovo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 26 marzo sancisce alcune novità per il superbonus 2024. Oltre all’eliminazione della cessione del credito e dello sconto in fattura per gli interventi successivi all’entrata in vigore del decreto, che si aggiungono ai divieti già previsti dal decreto Blocca Cessioni, sono state stabilite misure per acquisire maggiori informazioni sulla realizzazione degli interventi agevolabili. Per il mancato invio dei dati sugli interventi già avviati è prevista una sanzione amministrativa di 10.000 euro, mentre in presenza di nuovi interventi è stabilita la decadenza dall’agevolazione.

Ma un’altra novità in arrivo è la sospensione della compensazione in presenza di debiti con lo Stato di importo superiore a 10.000 euro.

Contributo a fondo perduto per le spese sostenute nel 2024

Alle ultime novità si affiancano poi quelle già previste dall’intervento dell’Esecutivo della fine dello scorso anno. Per le spese sostenute nel 2024 è stato stabilito un contributo a fondo perduto a copertura della riduzione dell’agevolazione.

L’accesso alla somma è previsto nel rispetto di determinati requisiti reddituali e di avanzamento dei lavori: reddito inferiore a 15.000 euro, raggiungimento di almeno uno stato di avanzamento del 60% al 31 dicembre 2023.

Stop del bonus per villette e abitazioni unifamiliari

Dal 1° gennaio scorso sono state diverse le modifiche in relazione alle aliquote del superbonus.
Per le spese relative al 2023 l’agevolazione è stata riconosciuta nella misura del 90 o del 110 %. Per i condomini la misura della detrazione verrà ridotta all’aliquota del 70% nel 2024 e scenderà ulteriormente al 65% per il 2025. Per villette e le unifamiliari, invece, la possibilità di beneficiare del bonus edilizio si è conclusa con la scadenza del 31 dicembre 2023.

Alcune eccezioni riguardano gli interventi di riparazione o ricostruzione a seguito di eventi sismici e dei lavori in cui i soggetti sono enti del Terzo settore che esercitano servizi socio-sanitari e assistenziali.
Per tali categorie l’aliquota del 110% si potrà applicare per le spese sostenute non solo nel 2024 ma anche entro il 31 dicembre 2025.

Occhio al calendario!

La scadenza più importante è quella del 4 aprile, il termine relativo alle comunicazioni all’Agenzia delle Entrate delle opzioni per le spese sostenute nel 2023 o per le rate annuali riferite a interventi realizzati negli anni precedenti.
Un’altra scadenza in calendario è quella del 31 dicembre 2024. I condomini che vogliono mantenere la detrazione al 70% devono concludere i lavori entro la fine dell’anno.

Un’ulteriore termine in calendario riguarda il contributo a fondo perduto, previsto a determinate condizioni, per le spese sostenute a partire dal 1° gennaio scorso. Tali spese, riferisce Adnkronos, dovranno essere sostenute entro il 31 ottobre 2024.
Sarà invece inserito in calendario il termine per l’invio delle domande per accedere a tale contributo, data che deve ancora essere stabilita.

Il ruolo strategico del Supply Chain Finance per l’accesso al credito delle imprese

Nel 2023 si è ridotta la liquidità delle imprese italiane, e il Supply Chain Finance ha acquisito un nuovo ruolo strategico per l’accesso al credito, permettendo di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera.

Secondo i dati dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, dopo aver raggiunto 560 miliardi di euro nel 2022 (+10,2% sull’anno precedente), il mercato potenziale del credito di filiera in Italia nel 2023prosegue la sua espansione.
La crescita è stimata tra lo 0,5% e il 3%, per attestarsi su un valore di 563-575 miliardi di euro di crediti commerciali complessivi.

Quanto vale il mercato?

Circa un quarto del mercato potenziale è già servito da soluzioni di Supply Chain Finance (23%), che nel 2023 raggiungono un valore di circa 130 miliardi di euro.
Tra le soluzioni più utilizzate nel 2023, il Factoring (la cessione di crediti commerciali a operatori specializzati), stabile a 60,4 miliardi di euro, e l’Anticipo Fattura, anch’esso stabile a 54 miliardi.

Segue a distanza il Reverse Factoring (la partnership per favorire la cessione delle fatture ai fornitori sfruttando il merito creditizio del cliente), in crescita record del +10% (8,9 miliardi), il Confirming (la soluzione in cui il debitore cedente rilascia all’operatore finanziario un’autorizzazione al pagamento dei fornitori), a 1,6 miliardi di euro (-2%), e il Purchase Order Finance (l’utilizzo di un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito creditizio come garanzia per un finanziamento), in aumento del 1% (1,1 miliardi di euro).

Soluzioni e strumenti emergenti

Nonostante abbiano ancora volumi limitati, crescono in modo sensibile la Carta di Credito B2B (+13%, 3,5 miliardi di euro), il Dynamic Discounting (che consente il pagamento anticipato a fronte di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo, +32%, 0,7 miliardi) e l’Invoice Trading, marketplace per la cessione del credito, che consente a terze parti di investire nelle fatture emesse dalle aziende (+24%, 0,5 miliardi).

Si evidenzia, inoltre, una nuova soluzione di Supply Chain Finance, il Buy Now Pay Later B2B, una modalità di pagamento che consente alle imprese clienti di un grande fornitore capofiliera di acquistare i prodotti o servizi posticipando il pagamento di 30, 60 o 90 giorni rispetto ai termini di pagamento tradizionali.

“Un alleato in grado di soddisfare il bisogno di liquidità”

“Nel corso del 2023, il rallentamento macroeconomico tra tensioni geopolitiche e inflazione ha introdotto nuove sfide per le catene di approvvigionamento globali, mentre l’incessante aumento dei tassi d’interesse ha ulteriormente innalzato i costi di finanziamento per le imprese – afferma Federico Caniato, Direttore dell’Osservatorio -. In questo scenario complesso, il Supply Chain Finance è un elemento chiave per offrire un accesso agevolato al credito per le imprese in difficoltà. Un alleato in grado di soddisfare il bisogno di liquidità e finanziare il capitale circolante, sfruttando le relazioni di filiera che potrebbero ridurre il costo del capitale”.

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Categorie: B2b

Inflazione e reddito: quanto rimane in tasca agli italiani?

L’andamento economico italiano deve affrontare una sfida difficile: sebbene i dati nominali indichino un aumento del reddito medio delle famiglie da poco più di 38.300 euro nel 2019 a oltre 43.800 euro nel 2023, la realtà potrebbe essere ben diversa. La corsa dell’inflazione ha reso questo incremento di oltre 5.500 euro puramente illusorio, causando una perdita complessiva netta di oltre 6 miliardi di euro rispetto ai livelli pre-pandemia.

Questa amara constatazione emerge da un’analisi approfondita dei redditi familiari condotta da CER e Ufficio Economico Confesercenti, basata sui dati Istat e a quattro anni dall’inizio del lockdown a marzo 2020.

La crescita solo apparente del reddito medio 

La crescita apparente del reddito medio da lavoro autonomo, che ha superato i 43.600 euro nel 2023, e l’aumento dei redditi derivati da altre fonti, come patrimoni e rendite finanziarie, non riescono a bilanciare l’erosione del reddito da lavoro dipendente. QUest’ultimo ha infatti registrato un modesto aumento di soli 180 euro in termini reali.

Valle d’Aosta e Lombardia “scavalcano” l’inflazione

Il panorama regionale presenta disparità significative. Ci sono alcune regioni del Nord, come la Valle d’Aosta e la Lombardia, che riescono a superare l’inflazione e mostrano un aumento del reddito medio reale, mentre la maggior parte del paese si trova in una situazione di regresso economico.

La Calabria si trova in una posizione critica, con un reddito medio reale delle famiglie nel 2023 sotto i 29.000 euro annui. SI tratta di una distanza siderale rispetto gli oltre 47.000 euro registrati nella provincia di Bolzano.

L’andamento dell’occupazione

Un’analisi più approfondita rivela che arrivano segnali positivi sul fronte dell’occupazione. Nei quattro anni presi in esame, infatti,  c’è stato un incremento netto di quasi 394.000 occupati. Tuttavia, le dinamiche occupazionali variano notevolmente a livello regionale, con la Puglia in testa per la maggiore crescita, mentre quattro regioni, tra cui la Sardegna e la Calabria, sperimentano un declino occupazionale.

Il reddito reale è un parametro cruciale per valutare l’economia

Confesercenti sottolinea l’importanza di considerare i livelli di reddito “reali” come indicatore cruciale per valutare la salute economica e il benessere complessivo. Per affrontare la sfida dell’inflazione, propone interventi fiscali mirati, tra cui una riduzione permanente del cuneo contributivo e una riforma fiscale accelerata, al fine di sostenere i redditi delle famiglie e stimolare i consumi.

Questi interventi sono visti come essenziali per contrastare la perdita di potere d’acquisto dovuta all’attuale inflazione globale e per promuovere una vera ripresa economica a lungo termine.

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Categorie: Italia

Italia e ambiente, bene ma non benissimo: in quali ambiti si può fare di più?

Il nostro paese sta “lavorando” bene in fatto di ambiente. L’Italia si inserisce nei parametri degli obiettivi europei di sviluppo sostenibile per la produzione di energia da fonti rinnovabili, registra progressi nella raccolta differenziata dei rifiuti e riduce lo smaltimento in discarica. Il quadro nazionale è stato delineato nel quarto “Rapporto Ambiente” di Snpa, presentato recentemente in presenza del Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

L’analisi, suddivisa in 21 punti, fornisce una panoramica dello stato ambientale dell’Italia, evidenziando le tendenze positive e i settori che richiedono invece ulteriori attenzioni.

Positivo l’aumento dell’utilizzo delle rinnovabili

Un aspetto positivo riguarda l’utilizzo delle energie rinnovabili, che nel periodo 2004-2020 ha registrato un aumento significativo, passando dal 6,3% del 2004 al 20,4% nel 2020 e superando l’obiettivo del 17% assegnato all’Italia. Tuttavia, si segnala una lieve flessione al 19% nel 2021. Buoni risultati anche per l’agricoltura biologica, con l’obiettivo di destinare il 25% dei terreni agricoli a questa pratica entro il 2027.

Cresce il ricorso alla raccolta differenziata

Un altro parametro positivo si riferisce alla raccolta differenziata. Questa tendenza continua a crescere, raggiungendo il 65% a livello nazionale nel 2022, con l’organico che rappresenta la frazione più raccolta (38,3% del totale). La quantità di rifiuti smaltiti in discarica è in costante diminuzione, passando dal 63,1% nel 2002 al 17,8% nel 2022, con 117 discariche operative.

Qualità dell’aria, occorrono ulteriori sforzi 

Per quanto riguarda la qualità dell’aria, si conferma la tendenza decrescente del particolato Pm2,5 negli ultimi 10 anni, risultato della riduzione delle emissioni di particolato primario e dei principali precursori del secondario. Tuttavia, la quasi totalità delle stazioni di monitoraggio supera il valore di riferimento annuale dell’OMS.

Le emissioni di gas serra si riducono rispetto al 1990 (-20%), ma occorrono ulteriori sforzi per raggiungere gli obiettivi al 2030. In particolare, dopo lo stop registrato nel periodo pandemico, c’è stato un forte incremento dell’8,5% nel 2021 rispetto all’anno precedente.

Negativi i valori sul consumo di suolo

Il consumo di suolo, riferisce Askanews, segna purtroppo un trend negativo. E’ infatti aumentato di oltre 120 mila ettari in Italia dal 2006 al 2022. Nell’ultimo anno, il consumo di suolo netto registrato in Italia è stato in media, oltre 21 ettari al giorno pari a 2,4 m2 al secondo. Inoltre, l’incidenza del turismo sui rifiuti urbani mostra variazioni altalenanti dal 2006 al 2021, con un incremento negli ultimi anni. Il quadro complessivo è positivo, ma richiede impegno costante per affrontare le sfide ambientali.

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Categorie: Italia

Perchè cinque milioni di italiani pensano che l’IA sia una minaccia?

Cosa pensano gli italiani dell’Intelligenza Artificiale? Questo argomento è particolarmente interessante, perchè si parla sempre più spesso delle nuove tecnologie, anche con toni allarmistici. In effetti, l’IA è percepita come una minaccia da una larga fetta della popolazione, che crede che sia potenzialmente “pericolosa”. Da un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat si scopre infatti  che quasi 5 milioni di persone in Italia considerano l’intelligenza artificiale (AI) una minaccia. 

Opportunità? In molti non lo credono

Lo studio, condotto su un campione rappresentativo della popolazione, evidenzia che tra i più giovani c’è una prevalenza dell’idea che l’AI possa essere un’opportunità. A livello nazionale, il 34,5% vede vantaggi nell’utilizzo dell’IA, percentuale che sale al 40,4% tra i 25-34enni e addirittura al 53,5% nella fascia 18-24 anni. Tuttavia, all’aumentare dell’età, crescono i dubbi, con l’18% degli intervistati oltre i 55 anni che considera l’IA solo come una minaccia.

Le paure legate alle nuove tecnologie

Quanto ai rischi legati all’IA, il 52,6% teme che possa essere sfruttata da malviventi per azioni fraudolente, mentre il 39,6% pensa che possa diventare incontrollabile. Il 39% si dice preoccupato per l’invadenza di contenuti falsi online generati dall’IA, e oltre 5,6 milioni temono la perdita del lavoro, principalmente tra i giovani.

I rischi delle novità

L’analisi sottolinea che la tecnologia in generale, non solo l’IA, porta a rischi sempre più sofisticati. Circa 13 milioni di italiani hanno subito almeno una volta un crimine informatico, con accessi non autorizzati agli strumenti di pagamento personali (oltre 6,5 milioni), furto di identità/immagine (circa 2,5 milioni), diffusione non autorizzata di materiale digitale (quasi 2,3 milioni) e furto di identità con sottoscrizione di contratti (2,2 milioni).

Una copertura contro i “nuovi” pericoli

Rispetto a questi rischi, sono disponibili polizze assicurative che tutelano dai problemi derivanti dagli attacchi informatici. Tuttavia, il 61,4% degli italiani non ne è a conoscenza, e solo il 3% ha sottoscritto un’assicurazione del genere. Tra chi non ha una copertura, il 37,7% è intenzionato a farlo, con una percentuale che raggiunge il 43% tra i 25-34enni. Oggi esistono diverse soluzioni che offrono garanzie diversificate, e a un costo tutto sommato ridotto, come la rimozione di contenuti lesivi dai social network o la copertura delle spese legali e di assistenza psicologica.

I lavori di ristrutturazione più richiesti per la casa

Ristrutturare casa è un’occasione importante per migliorarne il comfort, l’estetica e l’efficienza energetica.

Che si tratti di un semplice ammodernamento o di una ristrutturazione completa, è importante pianificare attentamente i lavori da realizzare e affidarsi a professionisti qualificati per ottenere un risultato di qualità.

Ecco allora quelle che sono le tendenze del momento, una panoramica completa dei diversi tipi di interventi di ristrutturazione che al momento sono tra i più richiesti.

Ristrutturazione del bagno

Il bagno è uno degli ambienti di casa che viene ristrutturato più frequentemente. I lavori più richiesti in questo caso sono:

  • Sostituzione di sanitari, rubinetteria e piastrelle, per un look moderno e funzionale. Le nuove tendenze vedono l’utilizzo di sanitari sospesi, rubinetterie a risparmio d’acqua e piastrelle di grandi dimensioni con effetti materici o decorazioni geometriche.
  • Ampliamento della doccia o installazione di una vasca idromassaggio, per un maggiore comfort e relax. Le docce walk-in senza piatto doccia sono sempre più richieste, mentre le vasche idromassaggio offrono un’esperienza di benessere impareggiabile.
  • Installazione di sistemi di domotica, per la gestione intelligente dell’acqua e dell’illuminazione. La domotica permette di regolare la temperatura dell’acqua, attivare la rubinetteria con un sensore di movimento e creare scenari di illuminazione personalizzati.
  • Realizzazione di un bagno turco o di una sauna, per chi vuole un angolo di benessere in casa. Il bagno turco e la sauna offrono numerosi benefici per la salute e il relax, offrendo anche un tocco di lusso in più.

Oltre a questi interventi, è importante ricordare che molti clienti chiedono interventi di adeguamento dell’impianto idraulico ed elettrico, così come l’installazione di un sistema di ventilazione.

Ristrutturazione della cucina

La cucina è il luogo dove ci si ritrova per cucinare, consumare i pasti e trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici. I lavori di ristrutturazione più richiesti in questo caso sono:

  • Creazione di un’isola o di una penisola, per aumentare lo spazio del piano di lavoro e convivialità. L’isola o la penisola sono perfette per cucinare, consumare pasti o creare un angolo bar.
  • Ampliamento dello spazio abbattendo le pareti o sfruttando un vano adiacente. L’ampliamento della cucina permette di creare un ambiente più confortevole e funzionale, il cosiddetto “open space”.
  • Installazione di nuove finiture, per un look personalizzato e di tendenza. Le finiture per la cucina più richieste sono il rifacimento dei pavimenti, rivestimenti murali, top e maniglie. Tra le tendenze attuali troviamo anche materiali quali il gres porcellanato, il marmo, il legno e l’acciaio.

Ristrutturazione del soggiorno

Il soggiorno è il luogo dove ci si rilassa e si trascorre del tempo di qualità con la famiglia e gli amici. Solitamente i lavori di ristrutturazione più richiesti per il soggiorno sono:

  • Tinteggiatura delle pareti, per un nuovo look e una sensazione di maggior freschezza. Le tonalità di attuale tendenza per il soggiorno sono colori neutri come il bianco, il grigio e il beige, ma anche tonalità più accese come il verde, il blu e il giallo.
  • Rifacimento del pavimento, per cambiare stile. Le soluzioni più gettonate per il pavimento del soggiorno sono al momento il gres porcellanato, il parquet, il legno e la moquette.
  • Ampliamento dello spazio, abbattendo le pareti per sfruttare anche un vano adiacente. L’ampliamento del soggiorno permette di creare un ambiente più confortevole e luminoso.
  • Realizzazione di una controsoffittatura, intervento che spesso si estende all’intero appartamento per consentire l’installazione di un impianto di climatizzazione canalizzata.

Ristrutturazione della mansarda

La mansarda è un ambiente versatile che può essere sfruttato per creare una nuova camera da letto, un ufficio o un angolo relax. In questo caso i lavori di ristrutturazione più richiesti sono:

  • Interventi per l’isolamento termico, per rendere l’ambiente abitabile tutto l’anno. L’isolamento termico della mansarda è fondamentale per evitare dispersioni di calore in inverno e surriscaldamento in estate.
  • Installazione di finestre, per illuminare l’ambiente e ottenere una vista panoramica. Le finestre permettono di sfruttare la luce naturale e di migliorare l’areazione della mansarda.
  • Creazione di una scala di accesso, per raggiungere più comodamente l’ambiente. La scala di accesso alla mansarda può essere realizzata in legno, metallo o muratura e deve essere conforme alle normative di sicurezza.
  • Realizzazione di un bagno, per rendere la mansarda un ambiente indipendente. Il bagno in mansarda può essere piccolo ma funzionale, con doccia, lavabo e wc.

Conclusione

Ristrutturare casa è un passaggio importante che richiede da parte nostra una certa capacità di progettare e prevedere, oltre ad un investimento di tempo e denaro.

Ad ogni modo, a seguito di un intervento di ristrutturazione il livello di comfort all’interno delle mura domestiche migliora in maniera considerevole, e con esso anche il valore dell’immobile stesso.

Italia, torna a crescere l’esercito delle partite Iva. Perchè?

Dopo il difficile 2020 segnato dalla pandemia, il numero di lavoratori autonomi in Italia è tornato a crescere, superando stabilmente i 5 milioni. Al 31 dicembre scorso, si sono registrati 5.045.000 lavoratori indipendenti, un lieve aumento rispetto a quattro anni fa, ma ancora lontano dai 6,2 milioni del 2004. Questi dati sono stati forniti dall’Ufficio studi della CGIA.

Non tutti i settori godono di buona salute

Tuttavia, non tutte le categorie di lavoratori autonomi godono di buona salute. Settori tradizionali come artigiani, piccoli commercianti e agricoltori stanno affrontando grosse difficoltà, a partire da un calo numerico. Al contrario, le partite Iva senza albo o ordine professionale, come web designer, social media manager, formatori e altri, stanno registrando un numero in aumento di addetti. 

Un universo centrale nell’economia italiana

Il blocco sociale formato da partite Iva, micro imprese e i loro dipendenti rappresenta oltre 6 milioni di persone, che prima della pandemia contribuivano con quasi 200 miliardi di PIL. Questo settore è diventato centrale nell’economia italiana, soprattutto nel Nordest, e ha incarnato valori come l’autonomia, la sfida di confrontarsi con il mercato senza reti di sicurezza sociale e il perseguire il miglioramento delle condizioni di vita attraverso l’autorealizzazione personale.

Un segnale della ripresa economica?

Il trend positivo che da tre anni riguarda i lavoratori autonomi è attribuibile alla ripresa economica post Covid, con un significativo aumento dell’occupazione. L’introduzione del regime forfettario per attività con ricavi inferiori a 85 mila euro ha reso più gestibile fiscalmente l’attività autonoma. Tuttavia, si ipotizza anche un aumento delle “false” partite Iva, probabilmente legate al boom dello smart working.

A livello territoriale, alcuni dati fino ai primi 9 mesi del 2023 mostrano un aumento complessivo dei lavoratori autonomi, ma con disparità regionali. Molise, Liguria, Calabria e Emilia Romagna hanno registrato incrementi significativi, mentre Abruzzo, Umbria, Trentino Alto Adige e Marche hanno subito contrazioni notevoli.

Calano però le categorie “tradizionali”

Nonostante la crescita complessiva del numero di lavoratori autonomi, le attività tradizionali come artigiani, piccoli commercianti e agricoltori stanno vivendo una crisi profonda. Tra il 2014 e il 2022, queste categorie sono diminuite complessivamente di 495 mila unità.

Il segretario della CGIA, Renato Mason, esprime preoccupazione per il declino degli artigiani e dei piccoli commercianti, sottolineando l’impatto negativo sulla qualità della vita sia nelle città sia nei piccoli centri. 

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Lifelong learning: i trend e le previsioni per il 2024

Learnn, la piattaforma di e-leanrnig, ha svolto un’analisi dei trend relativi alla formazione rilevati durante il 2023. E a partire da questi, ha formulato una previsione delle tendenze che si registreranno nel 2024 nel settore del Lifelong Learning.

Il 2023 è stato scelto dalla Commissione Europea come ‘L’anno europeo delle competenze’. Questo, dovrebbe contribuire a dare slancio al raggiungimento degli obiettivi sociali della UE per il 2030, che promuovono il coinvolgimento di almeno il 60% degli adulti in attività di formazione e mirano a fornire competenze digitali di base ad almeno l’80% degli adulti europei.

In questo contesto giocano un ruolo fondamentale le piattaforme per migliorare e sviluppare le skills in abito tech. L’obiettivo, è arricchire il percorso di carriera professionale e far crescere la propria azienda.

AI, ChatGPT, ma anche SEO e Social Media Marketing

Sulla piattaforma Learnn nel 2023 i corsi più ricercati sono stati quelli su AI e ChatGPT, Instagram, Facebook Ads, Graphic Design con Canva, Fotografia con Smartphone, Google Ads, LinkedIn Content, Excel, Copywriting e SEO.
Questi dati permettono di comprendere che le aree più seguite nel 2023 sono state quelle relative all’Intelligenza artificiale, con un particolare focus su ChatGPT, e al Social Media Marketing, con un forte interesse anche per il design e la creatività.

Di particolare successo è stata poi l’area che esplora il potenziamento di competenze specifiche per il business, per l’e-commerce e lo sviluppo personale.

Rimanere competitivi e seguire lo sviluppo delle nuove tecnologie

Il target dei professionisti per età va da 25 a 45 anni. Include neo-laureati, o prossimi alla fine degli studi universitari, o chi ha maturato diversi anni di esperienza, ma sente il bisogno di affinare e aggiornare le competenze.

La necessità è rimanere competitivo e seguire lo sviluppo delle nuove tecnologie. In particolare, si tratta per il 33% di lavoratori dipendenti, per il 34% di freelancer, per il 25% di imprenditori e per l’8% di studenti, con una maggioranza femminile di iscritte (circa il 52%). 
“In generale, si può dire che il mercato della formazione durante l’anno passato abbia richiesto più praticità, tutorial e strategie step-by-step spiegate da esperti del settore”, commenta Luca Mastella, CEO e founder di Learnn.

Anche il personal branding è un’area di interesse

Secondo Learnn, durante il 2024 si rafforzerà ulteriormente l’interesse per AI e tecnologie emergenti, oltre a confermarsi l’attenzione verso il Digital Marketing.
Secondo gli esperti ci sarà poi un particolare coinvolgimento nei corsi di programmazione per i non-programmatori, ma anche una crescente domanda di competenze in e-commerce e business online.

Tra gli obiettivi, intensificare le aree che coinvolgono le competenze digitali (social/content, advertisement, strumenti, innovazione, AI), le soft skills (negoziazione, leadership, gestione dello stress, identificazione degli obiettivi, focus, produttività, comunicazione nel team, motivazione), ma anche le professional skills, come personal branding, comunicazione digitale, monetizzazione, fiscalità, comunicazione con il cliente finanza personale, e trovare lavoro.

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