“Siamo ciò che mangiamo”. Ad asserirlo il filosofo tedesco Feuerbach in materia di alimentazione, non solo basilare per sopravvivenza e salute, ma tanto importante da influenzare anche la coscienza ed il modo di pensare. E se negli ultimi anni la dieta vegana – da molti considerata estremista – ha rappresentato il simbolo di uno stile di vita dettato dai principi etici di rispetto della vita animale e basato sul rifiuto di ogni forma di sfruttamento degli animali in ogni ambito – dall’alimentazione, all’abbigliamento, allo spettacolo, allo sport – qualcosa oggi sta cambiando. Lo rivela uno studio di Eurispes presentato da Coldiretti a giugno in occasione del ”Villaggio contadino” di Torino.
Due su tre tornano a essere onnivori
Un esercito di un milione di italiani ha infatti lasciato la dieta vegana, riporta l’Ansa. Praticamente 2 su 3 individui tornano ad essere onnivori. Si riduce quindi a 460 mila il numero persone che portano avanti la scelta di cui – in prevalenza – donne (68% del totale) e giovani (2% degli italiani nella fascia di età 18-24 anni). Una forte battuta di arresto per una alimentazione che esclude – ricorda Coldiretti – la carne di qualsiasi animale e tutti i prodotti di origine animale, dai formaggi alle uova, dal burro allo yogurt, dalla panna al gelato, dal latte al miele. All’interno della dieta vegana basata su cereali, legumi, verdura e frutta sono nate correnti di pensiero alimentare ancora più estremiste come i fruttariani (che mangiano solo frutta caduta dagli alberi, ma escludono limoni, kiwi e ananas), i melariani (che si nutrono solo di mele), i fruttariani crudisti (che ingeriscono solo frutta non cotta e non condita).
Tali numeri però non sembrerebbero basati su rilevazioni statistiche, e questa convinzione di Coldiretti parrebbe addirittura – secondo un comunicato della Lav, Lega antivivisezione – “in contrasto con l’aumento esponenziale dell’offerta di prodotti vegani, dalla grande distribuzione, alla ristorazione collettiva anche scolastica, fino al bar sotto casa”.
Intanto, aumentano i consumi di frutta e verdura
Per la Lav l’epicentro della rivoluzione vegetale è proprio l’Europa, in cui le vendite annuali di alimenti a base vegetale sono cresciute in media ogni anno e a partire dal 2010 dell’8%, il doppio rispetto alla carne. Le stime più recenti prevedono inoltre uno sviluppo del settore – tra il 2017 e il 2021 – dell’8,29% con una previsione di affari di 5,2 miliardi di dollari entro il 2020.